| Ayame ce l'aveva fatta, la bestia sotto di lei urlò straziata, si voltò, l'odere le era insopportabile, un lago nero sgorgava dalla grande ferita e l'urlo l'accompagnò negli ultimi istanti di coscienza perfetta. Quella bestia li aveva attaccati per proteggere il suo territorio, o forse qualcosa di più importante, ma era una povera creatura dannata, obbligata a vivere una vita come reietto, odiata da chiunque la vedesse, intenta a difendere qualcosa, o almeno questo credeva. Lei le aveva tolto la vita ingiustamente, ma se non lo avesse fatto sarebbero morte più persone... Anche lei un giorno sarebbe stata uccisa, uccisa per la paura che incuteva, per il suo essere... Il mondo era ingiusto. Era divertente questo pensiero, perchè in fondo quella bestia nemmeno forse aveva mai potuto usufruire di pensiero tanto sviluppato. Magari nemmeno si era accorta di morire. Cadde sulla creatura mentre anch'essa si avvicinava al suolo. La vista le se annebbiava in modo violento, quasi non riusciva a distinguere le sue stesse mani. Una figura si mosse dinanzi a lei, subito le recò timore ma non appena la prese tra le sue braccia si tranquilizzò, era l'odore di Vincent... era l'odore di un amico...
Le sussurrò delle parole, all'inizio non riuscì bene a scandirle, anche il suo udito ne risentiva, ma pochi istanti dopo riuscì a ragionare sulle parole e a trovarci il giusto significato. Allora sorrise, forse nemmeno sarebbe stato visto, ma un sorriso sincero, dei pochi che mai erano riusciti a nascere sulle sue labbra. Ora aveva smesso di vedere, nemmeno gli arti si muovevano a suo comando, cosa stava succedendo? Era morta? Qualcosa le bagnò dolcemente le labbra, penetrarono nella sua bocca, quelle dolci goccie del liquido scarlatto della vita... Scesero per la sua gola ridando vita alla sua voce che lenta invocò il nome di Vincent, lo sussurrò così sottovoce da nemmeno essere udibile al suo stesso orecchio. Aprì gli occhi e le forme si distinguevano a malapena, certo era buio, e non avrebbe visto nulla di certo, ma era diverso dal buio di prima. Tentò di alzare il propbio busto appoggiandosi con le mani al terreno, un poco tremolanti forse. Alzò una mano appoggiandola alla sua fronte, la lasciò cadere a terra ma questa innavertitamente scontrò qualcosa di duro, ma dentro di esso aveva scorso il rimore di un liquido, il suo profumo le arrivò penetrante nelle narici si voltò di scatto e bevve avidamente quello che era nella "ciotola" come un cane, bevve sino a sentire il sapore della pietra sulle sue labbra. Si sentiva un poco più in forze, ora riusciva a tenersi in piedi. Subito la sua mente le scaturì gli ultimi pensieri, spaventata tastò attorno a lei... la sua amata felce era ancora là, la attendeva pazientemente...
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