Cronache e Leggende di Sternya

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view post Posted on 17/8/2009, 15:24




Cronache e Leggende di Sternya

Anni, secoli, millenni. Lo scorrere del tempo ha versato le sue infinite gocce dall'alba dei tempi e eternamente questo flusso continuerà la sua inarrestabile corsa. Uomini, cosa vedete guardando il lago formatosi dalle lagrime del passato? Guerre, morte, distruzione. Disgrazia e rovina sono è fatte manifeste in forme sempre nuove eppur uguali nel portare il degrado in un popolo condannato da dei meschini ed invidiosi. Eppur io vi dico di voltarvi ed aprire gli ormai disgustati occhi. Guardate verso la pioggia del futuro che ancora ha da giungere. Se i vostri occhi non riusciranno a scorgere altro che tenebre e disperazione allora il mio grande intento è fallito. Ma se un solo raggio di sole, un solo barlume di speranza accarezza i vostri volti afferratelo, difendetelo, proteggetelo. Questa è la mia eredità. Il mio dono per le future generazioni. Ora sta a voi confrontarvi col futuro. La mia ora sta per giungere e lo faccio col rammarico di non aver potuto far di più, ma col sollievo di sapere che esiste ancora speranza... Un ultimo, stupendo raggio di luce...

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INDICE

Prologo
STORIA DI STERNYA


Capitolo 1: le Terre del Sud
LA STELLA DELLE TERRE DEL SUD

Capitolo 2: le Terre del Nord
LA LEGGENDA DEL CIMITERO GHIACCIATO
IRRÈEL

Capitolo 3: le Terre dell'Est
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Capitolo 4: le Terre dell'Ovest
LA LEGGENDA DI DAUPHINE

Capitolo 5: Relazioni e Guerre tra Terre
LA GUERRA TRA LE TERRE DELL'EST E LE TERRE DELL'OVEST


Edited by Striking Light - 11/9/2009, 22:34
 
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view post Posted on 17/8/2009, 15:44




Prologo


Storia di Sternya
"Sternya era un mondo abitato da innumerevoli razze che pacificamente convivevano tra loro. Faceva parte del sistema solare, era infatti il 4° pianeta a distanza solare. Si dice che fosse un pianeta tanto perfetto che Dio lo escluse dal sistema solare riponendolo in un angolo sperduto dell'universo... C'è chi disse per invidia, chi disse fosse solo cause naturali dovute ai moti degli altri pianeti che pian piano l'hanno spostato...Questo causò il progressivo congelamento del pianeta...causando migliaia di vittime... Sembrava la fine per questo mondo, privo di nome, scordato dall'intero universo e dal loro Dio... un Dio invidioso e crudele... Rimangono in vita poche specie delle migliaia esistenti a quei tempi...

Un giorno cadde sulla terra una stella d'enormi grandezze...La luce calda ed intensa di essa scongelò il pianeta che piano piano si ripopolò. Il mondo prese il nome di Sternya proprio grazie a quell'avvenimento. (dal tedesco Stern = Stella) L'ultimo mago, ormai vecchio e stremato vi creò una bariera attorno, in questo modo chi avesse visto quella stella o l'avesse avvicinata non sarebbe rimasto accecato o bruciato. Il magò morì e portò con sè l' insegnamenti della magia...Infatti da allora gli umani non sanno più praticarla... Venne posta su una grande torre costruita dagli abitanti, ormai allo stremo delle forze. Vi misero a 500m la stella. La luce calda ed intensa di essa scongelò il pianeta che piano piano si ripopolò. Vi rimasero solo poche razze. Molto diverse tra loro.

Il mondo si divise in 5 terre principali, chi era ricco poteva vivere nella lussuosa città che controllava l'enorme stella. Si dice esistano terre inesplorate sul mondo, ma nessuno ha il coraggio d'intraprendere un viaggio tanto rischioso."

Dalle Cronache del Testamento Antico di Sternya

 
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view post Posted on 17/8/2009, 16:05




Capitolo 1: le Terre del Sud


La stella delle terre del Sud
Dopo la Terra del Nord è la Terra più distante dalla Stella centrale. All'epoca della tragedia che scosse tutto il mondo di Sternya queste lande furono fra quelle che più subirono l'impietosa avanzata della gelida oscurità. Priva di vegetazione per la quasi totalità del territorio, di combustibili per riscaldare la gente, priva di mezzi per la coltivazione o per l'allevamento. Senza niente da bruciare vennero dati alle fiamme case e persone, senza cibo si arrivò addiriturra a raccappriccianti episodi di cannibalismo che solo in virtù della verità storica verranno citati. I cuori delle persone furono preda del gelo e dell'oscurità. Coloro che sperarono di raggiungere altre città furono spazzati via dai terribili freddi venti che resero impossibile alcun contatto con le altre Terre.
Eppure, sebbene sembrasse che nulla più potesse cambiare la situazione, un gruppo di antichi studiosi, in possesso di antiche formule e scienze riuscirono ad emulare il Grande Mago nella creazione di una stella, la Stella Artificiale. Nessuno badò alla luce più fievole rispetto alla Stella Centrale, tanto vessati dalle ombre a tutto il popolo parse di non aver mai assistito a spettacolo più bello, di non aver mai toccato raggi tanto roventi, tanto accoglienti...
E la Terra del Sud ricreò le sue città, nacquero templi e culti legati alla luce e vennero sfruttati I grandi giacimenti minerari per riconquistare il benessere economico. Ma nonostante la ripresa un ombra ancora si aggira su queste lande... La Stella Artificiale è imperfetta e pochi sono ancora in possesso delle antiche conoscenze che hanno permesso di crearla e anche loro non possiedono che un solo frammento di ciò che una volta era la grande scienza. Un giorno la Stella morirà e il buio famelico potrà nuovamente posar le sue zanne sulle Terre del Sud...

 
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Capitolo 2: Le Terre del Nord


La leggenda del "Cimitero Ghiacciato"
Nelle lontane e buie Terre del Nord, nei meandri più folli e malinconici della mente umana, vi è un luogo, un luogo da tempo immemore scordato, morto sulla bocca dei vecchi che ormai trapassati a mondo migliore hanno portato con loro questa vecchia storia, un luogo di sventura, così lo raccontano gli anziani sopravissuti. La sera narrano di quel luogo ai propri nipoti che si sotraggono al dolce richiamo della notte...Le sue coordinate geografiche ormai sono state perse negli anni, e la sua esistenza diventa ogni giorno meno reale...Ormai parlarne con certezza sarebbe un affronto verso la natura stessa, sdegnata di tal presunzione. Forse è solo una favola per bambini, una favola spaventosa di urla straziate e mostri sanguinari, di deserti innevati e lapidi ghiacciate. Svariati racconti parlano di questo luogo come una desolata distesa completamente oscurata, ricoperta da ghiaccio e neve, un bianco velo che abbraccia il terreno. Un inquietante cimitero di lastre ghiacciate, che arrogantemente si creano uno spazio presso il lugubre cielo... Voci che straziate arrivano sino alle orecchie di chi vi si avvicina, urla di persone che probabilmente vengono sbranate da esseri mostruosi, senza cuore, senz'anima, demoni, forse il Demonio stesso vi ha sede proprio in quel luogo. Chi è scettico osa affermare che queste urla siano semplicemente raffiche di vento che leggiadre si fanno spazio tra le lastre creando rumori acuti e spaventosi...Nessuna voce certa, solo favole, racconti, fiabe... eppure, possibile che un luogo simile fondi le sue radici proprio in quella Terra? Possibile che occhio umano abbia mai osservato le silenziose figure che accolgono il viandante?

Irréel
“Là, dove ora scorgete unicamente un fitto bosco, un tempo vi abitava un uomo, si parla di quasi 200 anni fa. Ma ormai è una vecchia leggenda che solo i defunti conoscono con esattezza.”

Così l’ultimo anziano a conoscenza di questa favola inizia il suo racconto. Con la voce tremante scandisce le parole nella mente per poi prendere fiato ed iniziare il suo racconto, un racconto che anche alla mente più coraggiosa lascia l’amaro di una paura penetrante…

“Una leggenda che appare come un racconto di spiriti e fantasmi. Ma forse sotto queste velate minacce oscure esiste una traccia di vero che non è possibile distinguerla ad occhio nudo. Forse solo un vecchio pazzo come me ha l’onore -o la sventura- di narrarti questa atroce vicenda. Vi chiedo dunque di ascoltare questa storia e di giudicare, solo alla fine, se si tratta di fantasie o di un tragico evento davvero accaduto in quei tempo bui. E’ una leggenda che mi tramandò mio padre, e mio nonno prima ancora lo fece con mio padre. Questo purtroppo potrebbe rendere il racconto relativamente diverso dall’originale.
“ Iniziò tutto quando quella famiglia, la famiglia Irréel, si trasferì in questo piccolo villaggio. Da subito apparvero come una famiglia di alto rango, probabilmente nobili. E chi poteva negar loro quella ricchezza? Si trattava infatti di grandi studiosi, dei pochi davvero efficienti in tutto il mondo. A quanto pare le loro origini erano state scritte nelle Terre del Sud. Il loro compito era quello di garantire alla falsa stella di sopravvivere più del dovuto.
“Con loro vi era un bambino, un ragazzino dalla pelle candida e dei stupendi occhi grigi che contrastavano con il nero corvino dei mossi capelli. Da subito apparve alla gente come un bambino di grande sapienza e inaudita bellezza, nonostante avesse solo 10 anni. Studiava le scienze antiche sempre chiuso nella reggia signorile dei genitori e qualora si poteva scorgere al di fuori della sua dimora egli era assorto in esperimenti pratici nel giardino adiacente all’abitazione. Si instaurarono bene nella popolazione della città gli Irréel, simpatiche persone disposte a qualunque orario a dar man forte in qualunque campo agli abitanti del villaggio. Passarono così dieci anni, senza alcun problema, il bambino era cresciuto ed ora mostrava tutta la sua bellezza. Era l’essere più bello che occhio umano potesse vedere, ma forse fu questa la causa della sua grande infelicità…
“La madre del giovane morì dopo quasi un anno di sofferenza, infatti ella era stata affetta dalla Spagnola, una malattia letale che perseguitava il villaggio e tutto il continente da un paio d’anni. La perdita gravava sulle spalle dei due superstiti come la perdita di uno stesso arto; senza di esso nulla sarebbe stato più uguale. Il funerale della donna ebbe luogo la sera stessa, sepolta nel giardino della villa. Tal volta si poteva scorgere in lontananza il figlio fargli visita per pochi minuti, baciare la sua lapide e rinchiudersi per svariati mesi nella villa, senza uscirne mai. Era così raro vedere quel giovane che ormai gli abitanti iniziarono a scordarsi di lui. Il padre, uomo dai più sani ed onesti principi invece visitava spesso il villaggio -così come la moglie avrebbe voluto- cercando di aiutare chiunque fosse in difficoltà, non importava in cosa consisteva l’aiuto, egli avrebbe dato l’anima pur di rendere felice la donna amata anche dopo la sua morte. Oh quale magnifica donna era costei, ne parlo come se la conoscessi, ed effettivamente dentro il mio cuore sento la sua voce, mi reputerete folle, ma è forse meglio continuare il mio racconto.
“Era notte inoltrata quando dalla villa si udì un penetrante urlo agghiacciante. Tutto il villaggio fu subito ai piedi dell’abitazione, stanca e spaventata. Il ragazzo uscì con gli occhi bassi, in braccio stringeva il padre, esanime ormai. Il suo corpo, notevolmente martoriato e flagellato dagli eventi, era quasi difficile riconoscere il suo volto da quanto fosse stato maciullato dalla crudeltà di una mente malata. Il figlio piangeva le lacrime bagnavano l’immobile viso del padre. Simon -questo era il nome del giovane- era irriconoscibile, magro sino all’osso, dagli occhi arrossati e adornati da grandi occhiaie scure. Una scura barba sfatta era cresciuta sulla sua faccia e lo straziante dolore per la perdita della madre, ed ora del padre, piegavano la sua postura, come se stesse trasportando un masso di enormi dimensioni sopra la sua stessa schiena.
Annunciarono che il padre era morto a seguito di una bestia feroce uscita dai boschi in cerca di cibo. Le ferite sul corpo dell’uomo erano evidenti, artigli e denti lo avevano maciullato sino all’osso… Passarono pochi giorni e anche il funerale del padre fu svolto, Simon aveva perso entrambi i genitori nell’arco di 2 anni, prima uno e poi l’altro, strappati a lui con incredibile violenza e dolore. Ora l’anziano signore, l’uomo a cui molti dovevano svariati aiuti giaceva -in pace per sempre- accanto all’amata.
“Nessuno vide più Simon per parecchio tempo, ancora oggi mi chiedo come potesse trovare cibo ed acqua a sufficienza per non uscire mai da quell’abitazione. Studiava, e questo si sa, probabilmente trascurava la sua salute come pochi esseri erano riusciti a fare sino ad oggi. Passarono svariati anni e iniziarono a girare le voci più calunniose sul conto del ragazzo, si diceva che fosse morto di fame, chi dice sia impazzito e si sia tolto la vita, altri dicono che fosse stato lui stesso l’assassino del proprio padre e si fosse ucciso per i sensi di colpa. Ma io so che non andò così, purtroppo quelle erano idee così semplicistiche… Ora iniziamo ad entrare nel cuore della leggenda. Se sino ad ora la realtà era immutata in un cerchio probabile ora la realtà si distorce e si trasforma in un mondo surreale ed ipotetico che nemmeno la mente più brillante potrebbe concepire.
“Simon si era maledetto, i suoi studi lo avevano portato a concepire il più grande dei peccati. Cercava la vita eterna, i suoi studi erano tutti basati su quel elisir che maghi e alchimisti promettevano di regalare alla scienza grazie ai loro studi. E proprio nella ricerca di esso egli creò un mostro, un folle essere assetato di sangue. Aveva sfidato Dio ed egli ripagò la sua arroganza distruggendo ogni sua possibile fonte di felicità. Una notte scomparve definitivamente dalla villa, lo scoprì mio nonno, che in preda alla preoccupazione si era fatto coraggio ed aveva varcato quella soglia. Era impossibile dire se fosse fuggito da tanto o da poco tempo. Una visione deplorevole era dinanzi agli occhi dell’anziano uomo, dinanzi a lui una quantità eccessiva di specchi e ritratti del giovane. La sua vanità, una vanità cieca che solo ora si era mostrata in tutta la sua grandezza. Simon cercava la vita eterna, non per salvare i propri cari, non per donare qualcosa di concreto alla scienza, ma per amarsi anche dopo la morte, per godere della sua beltà sino alla fine dei tempi. Che mente malata poteva amare se stesso più dei suoi cari, più della stessa vita? Una creatura perversa, errante. Simon ora vagava inosservato nella foresta. Le sue ricerche non diedero il frutto sperato, egli afferrò la vita eterna tra le sue mani, e tutt’ora la stringe al suo petto, eppure non avrebbe mai più potuto godere del suo magnifico aspetto. Agli occhi di estranei egli era un bellissimo uomo, ma se egli tentava di guardarsi attraverso una superficie riflettente non vedeva altro che un orripilante mostro, una decadente creatura dagli occhi languidi ed acquosi. Ma questa maledizione non colpiva unicamente Simon, infatti chiunque vedesse l’uomo attraverso uno specchio o attraverso la superficie cristallina di un lago avrebbe visto la dannata creatura marcire nel riflesso.
“Non tornò più al villaggio, nemmeno per fare visita allo stesso padre che con le sue mani aveva mutilato… Non avrebbe più pregato per la pace delle loro anime e per il perdono della sua arroganza. Ora vive, come allora, nel fitto del bosco, nascosto da occhi indiscreti. La storia raccontatami da mio padre ebbe fine con queste frasi lugubri, ma io sono a conoscenza di fatti che potrebbero incuriosirti e allo stesso tempo inorridirti.”

Fece una lunga pausa, come per riprendere fiato dal lungo racconto e schiarire al meglio le idee che frullavano nella sua testa. Si schiarì la voce e guardò verso la villa abbandonata degli Irréel.

“Pochi dei viandanti che s’inoltrarono per quel bosco tornarono vivi per raccontarlo. Narravano di un orribile essere che li aveva condotti in salvo e della sua apparente beltà, io sapevo che parlavano di Simon, gli altri abitanti invece deridevano queste loro parole e bisbigliavano tra loro accuse e puntavano il dito contro il viandante sussurrando che egli doveva essere impazzito nel viaggio. Derisi e maltrattati iniziarono a tacere sulla vicenda, ma io riuscii a parlare con uno di loro. E posso dire con certezza che Simon è ancora vivo e s’aggira per quel bosco.
“Un giovane viandante era da poco arrivato al villaggio, smorto in volto, doveva aver visto Simon, ne ero certo. Così feci arrivare a lui un invito presso la mia umile dimora, egli titubante bussò e timidamente si sedette dove ora tu poggi il tuo corpo. Dopo averlo rassicurato e accolto come meglio potevo gli chiesi di raccontarmi tutto, in ogni minimo dettaglio, cosa aveva visto in quella foresta. Mi parlò di un lungo viaggio, un viaggio che terminò con la perdita dei sensi. Quando si svegliò vide accanto a se unicamente grandi lastre di ghiaccio che specchiavano qualunque cosa si mostrasse dinanzi ad esso. Ed era ridicolo, nelle Terre del Nord non vi è luce, ma lui giurò sul suo onore che in quel luogo una fioca ma intensa luce fredda rischiarava il ogni cosa.
“Il viandante vagò per quel labirinto di specchi per svariate ore, senza mai raggiungerne la fine, si era perso e non avrebbe mai trovato la via, quando dinanzi a lui un uomo di indefinibile età si mostrò e si avvicinò a lui. Gli chiesi quanti anni poteva dimostrare questo uomo, lui rispose che era semplicemente impossibile attribuirgli età, poteva avere 20 anni come ne poteva avere 80, il suo aspetto sembrava quasi mutare dal giovane al vecchio, dell’uomo al fanciullo. Quest’essere porse al viandante una mano e lo invitò a seguirlo. Disse che lo avrebbe condotto alla fine del labirinto sano e salvo se egli non avrebbe errato. Errato? Mi chiesi cosa intendesse, poi mi raccontò la parte del racconto che preferisco: Se quella guida si guardava attraverso uno di quegli specchi di ghiaccio egli appariva come una creatura mostruosa, marcia dal tempo, dalla pelle di un colore innaturale. Chiunque dinanzi a tal visione si sarebbe impressionato e sarebbe fuggito inorridito. Chi poteva fidarsi di un lupo travestito d’agnello? Ma il viandante lo fece, in cuor suo non mi seppe spiegare perché lo fece, le gambe gli tremavano e la paura mangiava ogni suo pensiero, eppure la creatura mantenne la sua promessa e lo condusse in salvo.
“Solo oggi capisco cosa Simon sia realmente diventato: guida e allo stesso tempo morte. Salvezza e allo stesso tempo omicida. Questo era diventato Simon Irréel. Un mostro dalle angeliche fattezze, frutto della sua eccessiva follia, una creatura perversa ed errante. Egli è ora un bivio per le povere anime che lo incrociano, ma molte di esse scelgono la strada sbagliata. Si era avvicinato troppo al sole, così le sue belle ali di cera si erano sciolte e si era schiantato al suolo, nessuno avrebbe potuto salvarlo…nessuno.”



Edited by † Yuffie - 3/3/2010, 17:01
 
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Capitolo 3: Le Terre dell'Est


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Capitolo 4: Le Terre dell'Ovest


La leggenda di Dauphine
Disperazione vive.
Così sussurrano i giovani cavalieri attorno al fuoco, quando qualcosa si muove nella foresta...
né troppo lontano, né troppo vicino. Non bisognerebbe prender per vere tutte le storie che i veterani raccontano, perché sono solo favole, frottole narrate per spaventare i gonzi cui tocca la ronda notturna.

Eppure... eppure quando cala il buio, e l'aria vibra di un'ineffabile tensione che fa fuggire gli animali, allora quella leggenda torna ad affacciarsi alla memoria. La leggenda di Dauphine.

Più di trenta decadi son ormai passate dalla nascita del nostro ordine, ma la storia è giunta a noi attraverso il tempo: il mito racconta che la congrega vide la luce sul campo di battaglia di Vernie,
quando cento spade di uomini giusti giurarono fedeltà ad una causa comune. Così ebbe origine la prima cerchia di fratelli porta-spada.

Gli annali ci confermano che la battaglia di Vernie passò alla storia come una delle più sanguinose mai disputate in queste terre; ciò che le cronache non dicono, e ciò che pochi sanno, è che il più grande merito della nostra vittoria andò a colui che chiamavano Dauphine, “il Delfino”.

I documenti dell’epoca non tramandano il suo vero nome: tutto ciò che sappiamo di lui è che sul campo di battaglia egli era temuto e rispettato come un sovrano, e che il suo segno di riconoscimento era il delfino guizzante che sormontava il suo elmo a mo di pennacchio. La battaglia fu lunga, logorante e sanguinosa: delle cento spade, solo venti sopravvissero, e tra quei morti valorosi e tra i temuti dispersi figurava il nome della sua persona: il delfino era caduto in battaglia.

Non si sa esattamente cosa gli accadde e come, ma il temerario guerriero perse la vita in un accanita pugna, e nonostante l'onore, il coraggio e la sua mirabile forza, fu solo contro molti
e perse la vita, giacendo a lungo morto in territorio sconsacrato. I superstiti cercarono a lungo i cadaveri dei loro fratelli, ma il suo -quello del delfino- non venne mai rinvenuto.

Sebbene siano molte le possibili e plausibili congetture che spiegherebbero questo infausto segno del destino, la verità che la leggenda racconta su quel che accadde al calar della notte è terribile e grottesca, e il solo pronunciarla instilla nell’animo più spavaldo gocce di timore, miste a fluidi di muta angoscia.

Narra il nostro Padre fondatore nei suoi manoscritti che, il nobile e possente guerriero, giacque per tre soli e tre lune sotto un albero di quercia in territorio sconsacrato, circondato da cadaveri d’infedeli, con le contorte radici affondate nel torace e nel volto...

Quei viticci avvelenati degli umori del nemico, del loro sangue ribollente di rancore e delle loro lacrime rese amare dalla disperazione s’insinuarono nelle ferite del delfino e ne impregnarono le carni, addensando le loro infernali ossessioni in una marea viva come un’entità e senziente,
squarciandone dall’interno i muscoli e germinando nelle ossa... privando quell’involucro del riposo e i cadaveri circostanti di ogni oncia di umanità.

Ciò che nacque da tale scempio non ha parole per essere descritto, se non abominio, un innominabile coacervo di malvagità, annidatosi in un abito di fattezze un tempo umane: rialzatosi da terra, il Cavaliere di Dauphine era l’ombra di ciò che era in vita; i pochi pazzi deliranti che hanno avuto la sventura d'incrociarlo e la grazia di sopravvivere, giurano che conservi, all’altezza del cuore, un ampio squarcio nel metallo dell’usbergo, un tempo ceruleo ed ora incrostato di ogni genere di raccapricciandi umori. L’Elmo -suo simbolo d’orgoglio-, dicono ora divelto in più punti, mostra occhi non più umani, ma ancora dotati della scintilla dell'ingegno più malefico e dell’istinto più scellerato.

Così, secondo le ultime pagine del diario, egli vaga come un’anima dannata per la foresta che circonda l’accampamento. Alcuni pensano che indugi e si attardi per il confine,combattuto tra il richiamo del suo onore perduto e il suo infernale istinto di sopravvivenza,bramoso di rubare la vita ai viventi, di cui si nutre, arrampicandosi sulle loro esistenze per sostenere la propria.

Quel che resta del Delfino, ci teme, teme il riflesso della sua decadenza attraverso lo specchio del suo passato...eppure il richiamo non smette mai di attirarlo eternamente indietro, e la sua fame non cessa di animarlo.

Eternamente. Senza pace.



Edited by Striking Light - 11/9/2009, 22:38
 
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Capitolo 5: Relazioni e Guerre tra Terre


La Guerra tra la Terra dell'Est e la Terra dell'Ovest
Inizialmente le due Terre vivevano in pace tra loro, aiutandosi reciprocamente nei momenti di bisogno.
Quando morì il Re della Terra dell'Est per mano del suo stesso figlio e quest'ultimo salì al trono la terra iniziò a mutare per volere del nuovo sovrano, che si dimostrò malvagio e crudele. Era un uomo senza scrupoli, bramoso potere, soldi e donne e poco gli importava di valori quali la pace e il bene comune. Era guidato dall'egoismo più bieco e profondo. Inizò a rapire le donne delle Terre dell'Ovest, riconosciute per la loro grande bellezza, e le fece diventare schiave e vittime dei suoi lussuriosi istinti senza dar alcun conto delle proprie azioni col regno confinante. Chiunque gli si ribellava veniva ucciso, in un modo così brutale che non vi sono parole adatte a descrivere simili atrocità...
Saccheggiò le Terre vicine per espandere il suo regno in preda ai suoi deliri di onnipotenza. Le Terra dell'Ovest per qualche anno rimase impotente dinanzi alla crudeltà del Re delle terre dell'Est. Infatti molti dei loro territori vennero annessi e conquistati. Le Terre dell'Ovest costrette allo stremo delle forze e della tolleranza dichiararono guerra colpendo a loro volta la Terra dell'Est. Le infamie dell'esercito dell'Est si facevano sempre più depravate e lo stesso Re dell'Ovest scese in battaglia per affrontare i suoi nemici. Ma proprio dimostrando il suo valore il sovrano perse la vita sotto gli occhi di suo figlio, il nuovo, nonché attuale, regnante delle Terre dell'Ovest. E con furia il principe prese su di sè il grave fardello che doveva prima sostenere suo padre e scacciò con brillanti vittorie il nemico pur arrivando infine in una situazione di stallo. Il Re dell'Est proprio durante gli scontri che sembravano stessero cambiando le sorti della guerra doveva fare I conti con le scelleratezze di una vita dissoluta che lo portarono a contrarre una grave malattia che nessun medico pareva capace di curare. E fra dolori atroci passò così il comando a suo figlio. Sebbene quest'ultimo odiasse il padre e le sue nefandezze non poteva in alcun modo ritirarsi dal conflitto, soprattutto ora che I suoi avversari erano riusciti ad acquisire terreno. Pur essendo dalla parte del torto doveva difendere gli interessi del proprio regno. Fortunatamente la guerra si protrasse con minor violenza e con scontri più onorevoli. Ma la guerra è pur sempre guerra e le vittime e il sangue versato furono decine, centinaia di migliaia. Troppo sangue è stato versato, troppe famiglie sono rimaste vittime di lutti. Eppure la guerra continua senza vinti ne vincitori. E ormai il motivo che spinse alla guerra le due Terre non ha più importanza. Non ha più significato. Nessuno ricorda o forse nessuno vuole ricordare...

 
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