Cronache e Leggende di Sternya

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Striking Light
view post Posted on 17/8/2009, 16:25 by: Striking Light




Capitolo 2: Le Terre del Nord


La leggenda del "Cimitero Ghiacciato"
Nelle lontane e buie Terre del Nord, nei meandri più folli e malinconici della mente umana, vi è un luogo, un luogo da tempo immemore scordato, morto sulla bocca dei vecchi che ormai trapassati a mondo migliore hanno portato con loro questa vecchia storia, un luogo di sventura, così lo raccontano gli anziani sopravissuti. La sera narrano di quel luogo ai propri nipoti che si sotraggono al dolce richiamo della notte...Le sue coordinate geografiche ormai sono state perse negli anni, e la sua esistenza diventa ogni giorno meno reale...Ormai parlarne con certezza sarebbe un affronto verso la natura stessa, sdegnata di tal presunzione. Forse è solo una favola per bambini, una favola spaventosa di urla straziate e mostri sanguinari, di deserti innevati e lapidi ghiacciate. Svariati racconti parlano di questo luogo come una desolata distesa completamente oscurata, ricoperta da ghiaccio e neve, un bianco velo che abbraccia il terreno. Un inquietante cimitero di lastre ghiacciate, che arrogantemente si creano uno spazio presso il lugubre cielo... Voci che straziate arrivano sino alle orecchie di chi vi si avvicina, urla di persone che probabilmente vengono sbranate da esseri mostruosi, senza cuore, senz'anima, demoni, forse il Demonio stesso vi ha sede proprio in quel luogo. Chi è scettico osa affermare che queste urla siano semplicemente raffiche di vento che leggiadre si fanno spazio tra le lastre creando rumori acuti e spaventosi...Nessuna voce certa, solo favole, racconti, fiabe... eppure, possibile che un luogo simile fondi le sue radici proprio in quella Terra? Possibile che occhio umano abbia mai osservato le silenziose figure che accolgono il viandante?

Irréel
“Là, dove ora scorgete unicamente un fitto bosco, un tempo vi abitava un uomo, si parla di quasi 200 anni fa. Ma ormai è una vecchia leggenda che solo i defunti conoscono con esattezza.”

Così l’ultimo anziano a conoscenza di questa favola inizia il suo racconto. Con la voce tremante scandisce le parole nella mente per poi prendere fiato ed iniziare il suo racconto, un racconto che anche alla mente più coraggiosa lascia l’amaro di una paura penetrante…

“Una leggenda che appare come un racconto di spiriti e fantasmi. Ma forse sotto queste velate minacce oscure esiste una traccia di vero che non è possibile distinguerla ad occhio nudo. Forse solo un vecchio pazzo come me ha l’onore -o la sventura- di narrarti questa atroce vicenda. Vi chiedo dunque di ascoltare questa storia e di giudicare, solo alla fine, se si tratta di fantasie o di un tragico evento davvero accaduto in quei tempo bui. E’ una leggenda che mi tramandò mio padre, e mio nonno prima ancora lo fece con mio padre. Questo purtroppo potrebbe rendere il racconto relativamente diverso dall’originale.
“ Iniziò tutto quando quella famiglia, la famiglia Irréel, si trasferì in questo piccolo villaggio. Da subito apparvero come una famiglia di alto rango, probabilmente nobili. E chi poteva negar loro quella ricchezza? Si trattava infatti di grandi studiosi, dei pochi davvero efficienti in tutto il mondo. A quanto pare le loro origini erano state scritte nelle Terre del Sud. Il loro compito era quello di garantire alla falsa stella di sopravvivere più del dovuto.
“Con loro vi era un bambino, un ragazzino dalla pelle candida e dei stupendi occhi grigi che contrastavano con il nero corvino dei mossi capelli. Da subito apparve alla gente come un bambino di grande sapienza e inaudita bellezza, nonostante avesse solo 10 anni. Studiava le scienze antiche sempre chiuso nella reggia signorile dei genitori e qualora si poteva scorgere al di fuori della sua dimora egli era assorto in esperimenti pratici nel giardino adiacente all’abitazione. Si instaurarono bene nella popolazione della città gli Irréel, simpatiche persone disposte a qualunque orario a dar man forte in qualunque campo agli abitanti del villaggio. Passarono così dieci anni, senza alcun problema, il bambino era cresciuto ed ora mostrava tutta la sua bellezza. Era l’essere più bello che occhio umano potesse vedere, ma forse fu questa la causa della sua grande infelicità…
“La madre del giovane morì dopo quasi un anno di sofferenza, infatti ella era stata affetta dalla Spagnola, una malattia letale che perseguitava il villaggio e tutto il continente da un paio d’anni. La perdita gravava sulle spalle dei due superstiti come la perdita di uno stesso arto; senza di esso nulla sarebbe stato più uguale. Il funerale della donna ebbe luogo la sera stessa, sepolta nel giardino della villa. Tal volta si poteva scorgere in lontananza il figlio fargli visita per pochi minuti, baciare la sua lapide e rinchiudersi per svariati mesi nella villa, senza uscirne mai. Era così raro vedere quel giovane che ormai gli abitanti iniziarono a scordarsi di lui. Il padre, uomo dai più sani ed onesti principi invece visitava spesso il villaggio -così come la moglie avrebbe voluto- cercando di aiutare chiunque fosse in difficoltà, non importava in cosa consisteva l’aiuto, egli avrebbe dato l’anima pur di rendere felice la donna amata anche dopo la sua morte. Oh quale magnifica donna era costei, ne parlo come se la conoscessi, ed effettivamente dentro il mio cuore sento la sua voce, mi reputerete folle, ma è forse meglio continuare il mio racconto.
“Era notte inoltrata quando dalla villa si udì un penetrante urlo agghiacciante. Tutto il villaggio fu subito ai piedi dell’abitazione, stanca e spaventata. Il ragazzo uscì con gli occhi bassi, in braccio stringeva il padre, esanime ormai. Il suo corpo, notevolmente martoriato e flagellato dagli eventi, era quasi difficile riconoscere il suo volto da quanto fosse stato maciullato dalla crudeltà di una mente malata. Il figlio piangeva le lacrime bagnavano l’immobile viso del padre. Simon -questo era il nome del giovane- era irriconoscibile, magro sino all’osso, dagli occhi arrossati e adornati da grandi occhiaie scure. Una scura barba sfatta era cresciuta sulla sua faccia e lo straziante dolore per la perdita della madre, ed ora del padre, piegavano la sua postura, come se stesse trasportando un masso di enormi dimensioni sopra la sua stessa schiena.
Annunciarono che il padre era morto a seguito di una bestia feroce uscita dai boschi in cerca di cibo. Le ferite sul corpo dell’uomo erano evidenti, artigli e denti lo avevano maciullato sino all’osso… Passarono pochi giorni e anche il funerale del padre fu svolto, Simon aveva perso entrambi i genitori nell’arco di 2 anni, prima uno e poi l’altro, strappati a lui con incredibile violenza e dolore. Ora l’anziano signore, l’uomo a cui molti dovevano svariati aiuti giaceva -in pace per sempre- accanto all’amata.
“Nessuno vide più Simon per parecchio tempo, ancora oggi mi chiedo come potesse trovare cibo ed acqua a sufficienza per non uscire mai da quell’abitazione. Studiava, e questo si sa, probabilmente trascurava la sua salute come pochi esseri erano riusciti a fare sino ad oggi. Passarono svariati anni e iniziarono a girare le voci più calunniose sul conto del ragazzo, si diceva che fosse morto di fame, chi dice sia impazzito e si sia tolto la vita, altri dicono che fosse stato lui stesso l’assassino del proprio padre e si fosse ucciso per i sensi di colpa. Ma io so che non andò così, purtroppo quelle erano idee così semplicistiche… Ora iniziamo ad entrare nel cuore della leggenda. Se sino ad ora la realtà era immutata in un cerchio probabile ora la realtà si distorce e si trasforma in un mondo surreale ed ipotetico che nemmeno la mente più brillante potrebbe concepire.
“Simon si era maledetto, i suoi studi lo avevano portato a concepire il più grande dei peccati. Cercava la vita eterna, i suoi studi erano tutti basati su quel elisir che maghi e alchimisti promettevano di regalare alla scienza grazie ai loro studi. E proprio nella ricerca di esso egli creò un mostro, un folle essere assetato di sangue. Aveva sfidato Dio ed egli ripagò la sua arroganza distruggendo ogni sua possibile fonte di felicità. Una notte scomparve definitivamente dalla villa, lo scoprì mio nonno, che in preda alla preoccupazione si era fatto coraggio ed aveva varcato quella soglia. Era impossibile dire se fosse fuggito da tanto o da poco tempo. Una visione deplorevole era dinanzi agli occhi dell’anziano uomo, dinanzi a lui una quantità eccessiva di specchi e ritratti del giovane. La sua vanità, una vanità cieca che solo ora si era mostrata in tutta la sua grandezza. Simon cercava la vita eterna, non per salvare i propri cari, non per donare qualcosa di concreto alla scienza, ma per amarsi anche dopo la morte, per godere della sua beltà sino alla fine dei tempi. Che mente malata poteva amare se stesso più dei suoi cari, più della stessa vita? Una creatura perversa, errante. Simon ora vagava inosservato nella foresta. Le sue ricerche non diedero il frutto sperato, egli afferrò la vita eterna tra le sue mani, e tutt’ora la stringe al suo petto, eppure non avrebbe mai più potuto godere del suo magnifico aspetto. Agli occhi di estranei egli era un bellissimo uomo, ma se egli tentava di guardarsi attraverso una superficie riflettente non vedeva altro che un orripilante mostro, una decadente creatura dagli occhi languidi ed acquosi. Ma questa maledizione non colpiva unicamente Simon, infatti chiunque vedesse l’uomo attraverso uno specchio o attraverso la superficie cristallina di un lago avrebbe visto la dannata creatura marcire nel riflesso.
“Non tornò più al villaggio, nemmeno per fare visita allo stesso padre che con le sue mani aveva mutilato… Non avrebbe più pregato per la pace delle loro anime e per il perdono della sua arroganza. Ora vive, come allora, nel fitto del bosco, nascosto da occhi indiscreti. La storia raccontatami da mio padre ebbe fine con queste frasi lugubri, ma io sono a conoscenza di fatti che potrebbero incuriosirti e allo stesso tempo inorridirti.”

Fece una lunga pausa, come per riprendere fiato dal lungo racconto e schiarire al meglio le idee che frullavano nella sua testa. Si schiarì la voce e guardò verso la villa abbandonata degli Irréel.

“Pochi dei viandanti che s’inoltrarono per quel bosco tornarono vivi per raccontarlo. Narravano di un orribile essere che li aveva condotti in salvo e della sua apparente beltà, io sapevo che parlavano di Simon, gli altri abitanti invece deridevano queste loro parole e bisbigliavano tra loro accuse e puntavano il dito contro il viandante sussurrando che egli doveva essere impazzito nel viaggio. Derisi e maltrattati iniziarono a tacere sulla vicenda, ma io riuscii a parlare con uno di loro. E posso dire con certezza che Simon è ancora vivo e s’aggira per quel bosco.
“Un giovane viandante era da poco arrivato al villaggio, smorto in volto, doveva aver visto Simon, ne ero certo. Così feci arrivare a lui un invito presso la mia umile dimora, egli titubante bussò e timidamente si sedette dove ora tu poggi il tuo corpo. Dopo averlo rassicurato e accolto come meglio potevo gli chiesi di raccontarmi tutto, in ogni minimo dettaglio, cosa aveva visto in quella foresta. Mi parlò di un lungo viaggio, un viaggio che terminò con la perdita dei sensi. Quando si svegliò vide accanto a se unicamente grandi lastre di ghiaccio che specchiavano qualunque cosa si mostrasse dinanzi ad esso. Ed era ridicolo, nelle Terre del Nord non vi è luce, ma lui giurò sul suo onore che in quel luogo una fioca ma intensa luce fredda rischiarava il ogni cosa.
“Il viandante vagò per quel labirinto di specchi per svariate ore, senza mai raggiungerne la fine, si era perso e non avrebbe mai trovato la via, quando dinanzi a lui un uomo di indefinibile età si mostrò e si avvicinò a lui. Gli chiesi quanti anni poteva dimostrare questo uomo, lui rispose che era semplicemente impossibile attribuirgli età, poteva avere 20 anni come ne poteva avere 80, il suo aspetto sembrava quasi mutare dal giovane al vecchio, dell’uomo al fanciullo. Quest’essere porse al viandante una mano e lo invitò a seguirlo. Disse che lo avrebbe condotto alla fine del labirinto sano e salvo se egli non avrebbe errato. Errato? Mi chiesi cosa intendesse, poi mi raccontò la parte del racconto che preferisco: Se quella guida si guardava attraverso uno di quegli specchi di ghiaccio egli appariva come una creatura mostruosa, marcia dal tempo, dalla pelle di un colore innaturale. Chiunque dinanzi a tal visione si sarebbe impressionato e sarebbe fuggito inorridito. Chi poteva fidarsi di un lupo travestito d’agnello? Ma il viandante lo fece, in cuor suo non mi seppe spiegare perché lo fece, le gambe gli tremavano e la paura mangiava ogni suo pensiero, eppure la creatura mantenne la sua promessa e lo condusse in salvo.
“Solo oggi capisco cosa Simon sia realmente diventato: guida e allo stesso tempo morte. Salvezza e allo stesso tempo omicida. Questo era diventato Simon Irréel. Un mostro dalle angeliche fattezze, frutto della sua eccessiva follia, una creatura perversa ed errante. Egli è ora un bivio per le povere anime che lo incrociano, ma molte di esse scelgono la strada sbagliata. Si era avvicinato troppo al sole, così le sue belle ali di cera si erano sciolte e si era schiantato al suolo, nessuno avrebbe potuto salvarlo…nessuno.”



Edited by † Yuffie - 3/3/2010, 17:01
 
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