Cronache e Leggende di Sternya

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Striking Light
view post Posted on 17/8/2009, 17:24 by: Striking Light




Capitolo 4: Le Terre dell'Ovest


La leggenda di Dauphine
Disperazione vive.
Così sussurrano i giovani cavalieri attorno al fuoco, quando qualcosa si muove nella foresta...
né troppo lontano, né troppo vicino. Non bisognerebbe prender per vere tutte le storie che i veterani raccontano, perché sono solo favole, frottole narrate per spaventare i gonzi cui tocca la ronda notturna.

Eppure... eppure quando cala il buio, e l'aria vibra di un'ineffabile tensione che fa fuggire gli animali, allora quella leggenda torna ad affacciarsi alla memoria. La leggenda di Dauphine.

Più di trenta decadi son ormai passate dalla nascita del nostro ordine, ma la storia è giunta a noi attraverso il tempo: il mito racconta che la congrega vide la luce sul campo di battaglia di Vernie,
quando cento spade di uomini giusti giurarono fedeltà ad una causa comune. Così ebbe origine la prima cerchia di fratelli porta-spada.

Gli annali ci confermano che la battaglia di Vernie passò alla storia come una delle più sanguinose mai disputate in queste terre; ciò che le cronache non dicono, e ciò che pochi sanno, è che il più grande merito della nostra vittoria andò a colui che chiamavano Dauphine, “il Delfino”.

I documenti dell’epoca non tramandano il suo vero nome: tutto ciò che sappiamo di lui è che sul campo di battaglia egli era temuto e rispettato come un sovrano, e che il suo segno di riconoscimento era il delfino guizzante che sormontava il suo elmo a mo di pennacchio. La battaglia fu lunga, logorante e sanguinosa: delle cento spade, solo venti sopravvissero, e tra quei morti valorosi e tra i temuti dispersi figurava il nome della sua persona: il delfino era caduto in battaglia.

Non si sa esattamente cosa gli accadde e come, ma il temerario guerriero perse la vita in un accanita pugna, e nonostante l'onore, il coraggio e la sua mirabile forza, fu solo contro molti
e perse la vita, giacendo a lungo morto in territorio sconsacrato. I superstiti cercarono a lungo i cadaveri dei loro fratelli, ma il suo -quello del delfino- non venne mai rinvenuto.

Sebbene siano molte le possibili e plausibili congetture che spiegherebbero questo infausto segno del destino, la verità che la leggenda racconta su quel che accadde al calar della notte è terribile e grottesca, e il solo pronunciarla instilla nell’animo più spavaldo gocce di timore, miste a fluidi di muta angoscia.

Narra il nostro Padre fondatore nei suoi manoscritti che, il nobile e possente guerriero, giacque per tre soli e tre lune sotto un albero di quercia in territorio sconsacrato, circondato da cadaveri d’infedeli, con le contorte radici affondate nel torace e nel volto...

Quei viticci avvelenati degli umori del nemico, del loro sangue ribollente di rancore e delle loro lacrime rese amare dalla disperazione s’insinuarono nelle ferite del delfino e ne impregnarono le carni, addensando le loro infernali ossessioni in una marea viva come un’entità e senziente,
squarciandone dall’interno i muscoli e germinando nelle ossa... privando quell’involucro del riposo e i cadaveri circostanti di ogni oncia di umanità.

Ciò che nacque da tale scempio non ha parole per essere descritto, se non abominio, un innominabile coacervo di malvagità, annidatosi in un abito di fattezze un tempo umane: rialzatosi da terra, il Cavaliere di Dauphine era l’ombra di ciò che era in vita; i pochi pazzi deliranti che hanno avuto la sventura d'incrociarlo e la grazia di sopravvivere, giurano che conservi, all’altezza del cuore, un ampio squarcio nel metallo dell’usbergo, un tempo ceruleo ed ora incrostato di ogni genere di raccapricciandi umori. L’Elmo -suo simbolo d’orgoglio-, dicono ora divelto in più punti, mostra occhi non più umani, ma ancora dotati della scintilla dell'ingegno più malefico e dell’istinto più scellerato.

Così, secondo le ultime pagine del diario, egli vaga come un’anima dannata per la foresta che circonda l’accampamento. Alcuni pensano che indugi e si attardi per il confine,combattuto tra il richiamo del suo onore perduto e il suo infernale istinto di sopravvivenza,bramoso di rubare la vita ai viventi, di cui si nutre, arrampicandosi sulle loro esistenze per sostenere la propria.

Quel che resta del Delfino, ci teme, teme il riflesso della sua decadenza attraverso lo specchio del suo passato...eppure il richiamo non smette mai di attirarlo eternamente indietro, e la sua fame non cessa di animarlo.

Eternamente. Senza pace.



Edited by Striking Light - 11/9/2009, 22:38
 
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