| Era da tempo che osservava il luogo, vicoli stretti bui, per quelle vie, quella città così schifosamente enorme... Ogni angolo scuro nascondeva il lurido della città. Ogni persona fingeva un sorriso dopo essere stato in quei luoghi, luoghi scordati, luoghi di malavita... Eppure non vi era una singola persona che quando ci passasse si guardasse attorno. Spesso nonostante vedessero persone sofferenti accasciate a terra gli camminavano accanto, con aria inorridita... proprio tra queste vie Ayame aveva notato qualcosa di diverso... Donno, bellissime donne vestite di abiti semplici ma allo stesso tempo meravigliosi. Si aggiravano per le strade, attendenvano uomini, e con loro scomparivano dal suo sguardo... Cortigiane, così le chiamavano, ora aveva scoperto... In fondo sarebbe stato un buon nascondiglio e un buon alibi celarsi nelle vie fingendo di essere una di loro.Cortigiana, questo diventò Ayame, ma non una semplice cortigiana, donna di piaceri... Una bellissima cortigiana fatale.
Era ormai notte, si aggirava scoperta del suo mantello, con un sorriso in volto, un sorriso falso ovvio, ma pur sempre un sorriso. Viaggiava per le vie con il suo bell'abito... certa che a breve qualcosa sarebbe accaduto... Non quelloche sperava ma... qualcosa di molto divertente comunque. Tre donne le si avvicinarono, con aria di sfida.
E tu chi saresti?
Con voce schifata la fissava, guardandola dall'alto al basso, senza neppure degnarla di uno sguardo, non avrebbe risposto... e si augurava che quelle donne smettessero presto di infastidirla..
Questo è il nostro territorio carina! Sei solo una sciaquetta, non hai la nostra cultura... vattene o saremo costrette a cacciarti con la forza...
La seconda donna le intimò queste parole con scherno, certa della sua superiorità, le fissò negli occhi, una per una, uno sguardo freddo, gelido... Rabbrividirono ma non si lasciarono intimidire. La seconda ragazza le se avvicinò, la spinse con forza, ma Ayame non perse l'equilibrio, le bastò appoggiare un piede in dietro per mantenersi stabile. Si avvicinò di più attaccandosi ai suoi vestiti e tirando, probabilmente con l'intenzione di strapparle il vestito. Un colpo, forte, rimbombò nelle vie. Un pugno diretto al viso della cortigiana. Cadde a terra sanguinante, teneva il proprio viso tra le mani.
Ammazzate quella maledetta! AMMAZZATELA!
Le furono subito addosso, ma con poche mosse le stese, le bastò usare la sua forza. L'odore del sangue le inebriava il corpo, questa sera si sarebbe cibata di quelle tre cortigiane impertinenti, senza pensare alle conseguenze, tanto in quelle vie, in quelle luride vie, nessuno notava il marcio morente, si evitava... Ma da oggi avrebbe fatto più attenzione, non avrebbe attirato l'attenzione ulteriormente, sarebbe partita questa notte stessa, dopo il suo operato...
Volarono altri calci, pugni, picchiò le ragazze sino a vederle morire sotto le sue mani, tranne una, la prima donna, che spaventata cercava di urlare, ma zittita subito da un ennesimo pugno nello stomaco... Le si avvicinò con un volto folle.
Implora pietà, misera putt**a!
Gli occhi della giovane, letteralmente speventati ed inumani imploravano pietà, mentre Ayame prendeva il suo viso tra le mani, le coprì la bocca con una mano e con l'intero corpo la schiacciò a terra, così da bloccarle le mani, infine la fissò di nuovo, voleva godersi la sua paura, crescere, il suo terrore.
Si, abbi paura di me, di più, di PIÙ!
le infilò le unghie nelle carni strappando i suoi tessuti, un urlo strozzato dalla mano che bloccava il suo respiro affannato... Infine abbassò il volto, le guardò eccitata il collo, la ragazza le stava mordendo la mano, sempre di più, sempre più forte, voleva liberarsi, lottava per la sua vita. Ayame affondò i suoi denti nel pallido collo e tolse alla ragazza l'ultima via di salvezza, le rubò l'ultimo respiro... Quando fu finalmente sazia si alzò in piedi, fissò i corpi delle ragazze ammassati a terra, cadaveri ormai, bianchicci e privi d'anima, come lei. Sorrise ai cadaveri e poi esaminò le donne, una di esse possedeva in tasca un coltello, lo prese e si avvicinò alla donna alla quale aveva rubato il prezioso liquido scarlatto. Un colpo forte, due, tre, colpì la gola là dove i suoi morsi avevano dilagnato le sue carni. Così non si sarebbe notato il segno. Fece cadere il pugnale a terra, tra le cortigiane defunte e poi come era arrivata se ne andò, le piaceva questo lavoro, ma ancora non era cominciato... Aveva solo visto la competività che esisteva in un mondo simile...
[OT/ Lavoro Completato /OT]
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