| Non se lo fece ripetere due volte... entrò lenta nell'abitazione, un luogo angusto, buio, le finestre serrate e le polvere che la faceva da padrone. Un persona normale - non lei - non avrebbe mai intravisto nulla in quel buio. L'interno era semplice, un'ampia sala con svariate sedie e poltrone. Un caminetto appoggiato ad una parete e svariate ragnatele. A qualche metro da lei una grande scala, innumerevoli alzate prima che si potesse capire quando quella interminabile scala fosse finita. Edward la conduceva tenendola per mano. Guidandola, o almeno, questo era quello che egli credeva... Avrebbe contato quei maledetti gradini se solo dopo il cinquant'esimo la sua voglia fosse svanita nel nulla. Doveva tenere la mente occupata, e qualunque cosa sarebbe andata bene. Arrivati all'apice della lunga camminata svoltarono a destra, una piccola e modesta porta in rovere, nulla di particolare si disse, qualcosa la lasciò di stucco; Appena la porta fu aperta lo stupore prese il sopravvento. Una piccola stanza con un grande letto a due piazze, quattro colonne si stagliavano verso il soffito, lasciando cadere soffici stoffe colorate che coprivano da occhi indiscreti il dormiente che mai ci sarebbe infiltrato. Una luce innaturale e rossa colorava la camera, le finestre, anch'esse serrate,ed infine uno specchio di grandi dimensioni, quasi pari alla stessa parete che rendeva il tutto molto scomodo per Ayame. La stanza di chi è parecchio vanitoso...e lei... Sara era sdraiata a terra, disegnava. Alzò un attimo il capo.
Cos'hai da guardare?
Parole secche, provocatorie. Ayame le sorrise con aria di sfida ma poi tornò nella sua tranquillità, di certo la sua rispota aveva turbato la ragazzina che si era alzata da terra e gettata sul letto. Sul pavimento giaceva il suo disegno, un foglio completamente oscurato da una continua ripetizione di cerchi si svariati colori, che infine uniti avevano formato un nero cupo. Macchie di un rosso vivo spiccavano però e colpivano l'attenzione... una mente turbata, solo questa avrebbe potuto concepire un tale obrobrio di follia. Si guardò attorno, vi erano un'infinità di bambole di svariati sarti e con svariati vestiti. Sarebbero apparse come bellissime creazioni a primo impatto, ma bastava fissarle con occhio attento, ma soprattutto abituato al buio, per intravedere nei loro corpi fori ed aghi, occhi mancanti, un liquido rosso che colava sui vestiti...
Veniamo al duanque Arianna, la signorina Sara desidera un'ospite per questa sera, e come avrete capito questa compagna sarete voi... levo il disturbo... Sappiate che voi verrete laudatamente ricompensata per questo vostro piacere...
Ayame non fece in tempo a ribadire che la porta si chiuse ed un rumore di serratura le fece intuire di essere ormai segregata con quella bambina. Chiunque si sarebbe spaventato, si sarebbe sentito in trappola come un topo, ma non lei, non Ayame. Si voltò e rimase in silenzio, pochi passi e fù dinanzi ad una sedia... La prese e si sedette in modo ben poco elegante, infatti posava le sue braccia sullo schienale e le gambe, notevolmente divaricate si dividevano sul continuo della sedia, appoggiata in modo molto provocatoria, non sessualmente, ma in un modo che solo la bambina avrebbe potuto capire.
Ti piacerebbe vedere la morte?
......... ......... .........
Edward era uscito con fare frettoloso, era sudato, la porta dietro di lui era stata chiusa e sigillata, come previsto... Lui era ancora appoggiato con la schiena su quell'entrata, si lasciò scivolare lento fino a trovarsi seduto a terra. Gli occhi persi fissavano il vuoto. Si slacciò il Papion, probabilmente gli rendeva difficile la respirazione, lasciò cadere il cilindro e chiuse gli occhi, lentamente... Appoggiò entrambe le mani sulle orecchie premendo forte ed infine aspettò... si sarebbe tutto consumato in fretta, Sara sarebbe stata accontentata e lui avrebbe ricercato la sera dopo una nuova compagna...e così sarebbe andata avanti tutte le sere... bastava non ascoltare... pochi minuti...e tutto sarebbe sucesso...
........ ........ ........
La morte? Non farmi ridere...
Le sorrise malignamente mentre fissava la bambina nascosta dietro le stoffe cadenti del letto.
Non preoccuparti, a breve non riderai più...
La bambina scattò veloce dal letto, una velocità impressionante, molto superiore a quella di qualunque umano... Le fu addosso e con i denti premeva nelle sue carni...morse più forte e cercò di succhiare quello che dentro di Ayame avrebbe dovuto scorrere. Alzò gli occhi, si poteva leggere in quei pozzi d'oscurità il suo stupore.
Ora inizio a capire...
La presa fu forte, la sua mano affondata nei capelli della ragazzina, bastò poco per sbatterla a terra con violenza, Appoggiò un piede sul suo pettò spingendo forte. Un urlo di dolore coprì ogni altro rumore. Ayame guardò le ferite causatagli dalla bambina guarire lentamente lasciando spazio alla sue perfetta e candida pelle. La fissò con occhi folli e pieni d'odio. Era adirata, odiava quella creatura sotto i suoi piedi... era un mostro, proprio come lei, ma aveva commesso l'errore di credersi superiore ad Ayame, La prese a calci sino a sbatterla contro lo specchio posto sulla parete della camera dove vi era anche la finestra, sbarrata. La prese nuovamente per i capelli e voltò il suo viso sanguinante dinanzi al vetro, voleva l'ultima prova... Nulla, proprio nulla, ecco la sua prova. Ayame e Sara erano entrambe dinanzi allo specchio ma nessuna delle due rifletteva la propria immagine...
|