I rimpianti di chi mai sarà donna..., Lavoro di Ayame Missing

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† Yuffie
view post Posted on 24/8/2009, 20:39




Passarono svariate notti di digiuno prima che Ayame decidesse di recarsi nuovamente per le vie della città, un nuova città, nascosta nella foschia perenne di Fog City. Quello che era da poco capitato la sconvolgeva, il sapore di quel sangue ancora le attenagliava la gola. Il suo fiato era pesante... Il pensiero era pesante... Sarebbe a breve caduta, schiantandosi dolorosamente al suolo...

Fissò silenziosamente le vie, mentre in attesa di qualcuno o qualcosa scrutava le forme del suo corpo che fino ad allora non aveva più guardato... Anni, decenni, secoli, forse anche di più... era morta così giovane da non poter nemmeno godere dello sviluppo del suo corpo di giovane ragazza avvenente. Un seno prosperoso, nulla di eccessivamente grande, ma pallido e rotondo come sembrava attirare gli sguardi in quell'epoca. Portò una mano al petto, tastò debolmente le due masse soffici. Fredde...così fredde...forse un tempo avrebbero dato tepore a chi le avesse mai dolcemente accarezzate...
La mano scese lenta...quasi per assaporare ogni minimo dettaglio del suo cadaverico corpo. Fianchi forse troppo stretti ma lungiformi con l'insieme del suo aspetto... Era bella... così bella... e non avrebbe mai potuto godere di questo... Non avrebbe mai aprezzato le lussuriose mani di un uomo a lei veramente affezionato... Solo mani sporchè e luride...

Era ferma, accanto a lei un lampione scuro, lasciava uscire dal suo opaco vetro una forte luce giallognola, che le colorava a tratti la tetra carnagione. Era calda...era così piacevole risentire su di se ancora quel dolce tocco tiepido... Ma tutto si sarebbe consumato, si sarebbe spento ed i pensieri adolescenziali di una quasi-donna si sarebbero spezzati in mille frantumi dinanzi al terribile volto della realtà. Era un cadavere privo di vita, un'anima dannata che si aggirava lamentosa alla ricerca della vita strappatale... Una ragazza che mai avrebbe potuto diventare donna... diventare anziana....morire...

Un forte rumore la riportò alla "vita", i suoi pensieri svanirono, o forse si nascosero, come le case delle Terre dell'Ovest...coperte da un fitto banco di nebbia. Una carozza, dinanzi a lei, imponente, d'ebano forse, semplice nel complesso. Era Trainata da un bianco cavallo. Alle redini un uomo incapucciato. Piano si aprì la portiera, lenta, scivolava silenziosa, questo infastidiva Ayame... quei pochi secondi che sembravano anni. Una mano si fece spazio nel buio interno della carovana, Le dita lunghe e magre le indicavano l'entrata, un chiaro invito ad unirsi a lui.

Per favore, fate compagnia a quest'umil uomo...

Edited by † Yuffie - 24/8/2009, 22:26
 
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† Yuffie
view post Posted on 24/8/2009, 21:51




Quella mano calda, le accarezzò le dita... la presa si fece salda aiutandola a salire gli alti gradini che portavano all'abitacolo interno. Si guardò attorno un po' confusa, dinanzi a lei un uomo di mezz'età, di 50 anni al più. Portava un abito scuro, elegante, probabilmente era un uomo di nobili radici. Portava un cilindro sulla testa, dal quale spuntavano lunghi capelli castani raccolti in una coda, ma alcune ciocche più corte scappavano alla stretta presa del laccio. Un viso marcato dagli anni, qualche ruga qua e là, ma nulla di veramente intagliato nel suo viso. Occhi di ghiaccio, così le avrebbe definiti chiunque, Ayame intravedeva in essi solo un colore, nulla di più... Uno strano contrasto; quegli occhi chiari e quella barba incolta scura che copriva parte del suo volto. La fissava paziente, con aria solenne ma amichevole.

Vi prego di lasciare che questo povero vecchio si presenti, il mio nome è Edward de Sherèe. Sono figlio di nobile famiglia, ma fuggito alla corte all'età di 18 anni. Vivo di orologi, infatti sono un Orologaio. Non vi stupite dunque nel vedere questa carozza, è solo un prestito.

Quante belle parole, che modo raffinato di parlare...quell'aspetto così umile... Quella finta modestia. Sorrise debolmente, dentro di se però i pensieri picchiavano forte. Era una persona languida, lurida, che non avrebbe mai avuto ramore nell'aprofittare della vita altrui... di quella di una povera donna...

"Quante menzogne, quanta superbia... quanta falsità"

A breve iniziò a scrutare al meglio gli antri di quella piccola carovana, seduta su sedili di un rosso velluto soffice, il legno interno era più chiaro, e lunghe tende di raso nero scivolanavo a terra coprendo il vetro della portiera, un'utile invenzione per nascondere i propri fatti da occhi indisscreti. Dell'uva sulle gambe dell'uomo, un bastone nero con la testa di un serpente con menico, e....

.........
.........
.........

Una bambina! Si, seduta accanto all'uomo una dolce bambina dalle lunghe treccine nere. Un lungo abito verde corpiva interamente il corpo, teneva in mano una bambola logora, ma a vederla si sarebbe meglio detto che la bambola fosse la bambina e non il giocattolo che ella reggeva. Gli occhi della infante ragazza curiosi scrutavano ogni singola parte del corpo di Ayame, mai degli occhi erano stati così penetranti sulla sua pelle. Sguardi che sembravano bruciarle addosso... Cosa ci faceva una bambina in quella carozza? Cosa aveva intnzione di fare quell'uomo? Che schifoso essere avrebbe mai...

Posso sapere il vostro nome?

la voce dell'uomo la scosse dai suoi pensieri lasciandola un poco tramortita... si riscosse subito schiarendosi la voce. Non doveva mostrarsi disturbata o deconcentrata dalla vera entità della situazione, lei era una cortigiana, salita sulla carozza per svolgere il suo lavoro, probabilmente per guadagnare pochi spiccioli con i quali si sarebbe pagata il poco pane che bastava per sfamarsi... questo DOVEVA essere ora... non Ayame, la povera confusa e folle morta vivente.

Il mio nome è Arianna, purtroppo non mi è stato concesso l'onore di possedere un cognome...

Edward la guardò con occhi colmi di comprensione e non riprese il suo discorso... Avrebbe lasciato che la ragazza si adattasse alla situazione prima di chiarire al meglio la vicenda che sarebbe a breve accaduta. Ayame aveva usato un nome finto, chi non avrebbe notato nel suo nome un che di esotico proveniante da altri luoghi distanti?

Su! presentati alla signora!

La bambina lo fissò con occhi colmi d'ira, era infastidita, forse più di Ayame, la presenza di una terza persona per entrambe era scomoda, se non odiosa, avrebbero fatto di tutto per levarla dalla faccenda, se solo non vi fosse stato Edward... Ma in fondo era un problema di maggiore entità per la ragazzina che per Ayame.

Sara...

Un voce stridula, alta e ancor più fastidiosa della sua stessa presenza, si tramutò in un broncio infantile e buffo tipico dei bambini vizziati. Edward sorrise fissando Sara.Avvicinò una mano verso Ayame, affondò le sue magre dita nei suoi capelli e lasciò che scivolassero. Lo fece altre due volte, fissandola con occhi colmi di meraviglia. Occhi viscidi...di chi mostrava una finta umanità.

I vostri capelli sono dello stesso colore dell'oro, ditemi, sono vostri?

Naqui con i capelli del color della neve, crescendo acquisirono questa tonalità

bene...

Un altro sorriso, quando avrebbe voluto distruggerlo moralmente uccidendolo nella sofferenza e nella completa paura della morte, vedendo quel maledetto sorriso scomparire dal suo volto... Quante le sarebbe piaciuto nutristi del suo terrore e del suo sangue, per poi lasciarlo solo e povero a terra, come davvero meritava, disteso privo di vita, esngue ormai... Peccato; non poteva -ancora- farlo..

Cosa sarebbe accaduto ora? Cosa desiderava quell'uomo? Un folle individuo colmo di presunzione e perversione che avrebbe addirittura aprofittato di un'innocente bambina e di una giovane ragazza raccolta sull'argine della strada? Questo sarebbe accaduto? Questo schifo si srebbe consumato nell'arco di poche ore? Distruggere moralmente quella bambina... eliminare per sempre in lei il piacere della vita... Sarebbe stato capace di farlo. .Cosa nascondeva dietro quei falsi sorrisi...? Domande, solo inutili domande strazianti... ma nessuna risposta...
 
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† Yuffie
view post Posted on 26/8/2009, 10:54




Rimase in attesa, sarebbe stata al gioco, ancora per qualche tempo. Edward la fissava di continuo con falsi sorrisi indefinibili mentre mangiava l'uva che teneva sulle gambe. Quando ebbe quasi finito il grappolo guardò Ayame.

Ne vuole un po?

Le porse gentilmente un chicco d'uva, in quei tempi l'uva era carissima e rappresentava grande richezza possederla... fuggito alla nobiltà...ma di certo non povero. Non poteva declinare quell'offerta, nonostante quel cibo mai l'avrebbe sfamata. Lo prese e lo inghiottì veloce, fingendo piacere nel farlo, in realtà non aveva sentito nulla, nessun sapore, nessun rinfrescamento...solo una massa informe che scendeva per il suo corpo...

Ad un tratto la carozza si fermò. Brusca, così brusca da far perdere l'equilibrio a tutti i passeggeri, Ayame inclusa. L'uomo un po' turbato dalla frenata brusca picchiò tre volte con il suo bastone sul tetto, chissà cosa voleva significare.

Bene, siamo arrivati...

Il servo, così definiva Ayame l'uomo incapucciato che guidava la carovana, scese veloce ed aprì la portiera. Era ricurvo, probabilmente sotto la veste scura nascondeva un aspetto ben più grottesco di quello umano.

Bene signorina Arianna, prego, prima lei!

Le porse la mano per aiutarla a scendere ma prima che Ayame ebbe afferrato la mano del signore Sara, con fare brusco, si precipitò a scendere guardandola con ira profonda... chissà quele era la fonte di tanto astio... non lo avrebbe saputo. L'uomo abbassò il capo e non disse nulla, lasciando però comunque il privilegio ad Ayame... scese per ultimo richiudendo la porta. Dinanzi a loro una grande villa, attornata da un maestoso giardino fiorito. Svariati focolari illuminavano la notte e le tetre siepi stagliavano le loro ombre per diversi metri... Quella che dinanzi a lei si mostrava come una villa signorile doveva essere una vecchia costruzione barocca, risalente ad almeno 300 anni fa... Un po' tetra forse, con svariati gargoyle che fissavano il vuoto, maestosi ed imponenti, ma allo stesso tempo spaventosi e cupi... Bello, era come trovarsi nel luogo adatto a lei; un luogo che incuteva timore.

La bambina dinanzi a loro correva vero l'entrata sorreggendo la piccola bambola entrò dalla grande porta e la richiuse dietro di se con fare frettoloso e angosciante. Un forte frastuono, probabilmente l'aveva chiusa con tutte le sue forze...

Perdoni la signorina... ancora non ha imparato l'educazione, è che non possiede madre... infatti ella morì dandola alla luce, da allora nessuno le ha mai insegnato le buone maniere...ma vi assicuro che non è una persona malvagia...

Come poteva esserlo? Era solo una bambina... i bambini nemmeno Ayame li aveva mai attaccati... puri ed innocenti... non avrebbe mai strappato loro la vita per un suo egoistico bisogno. Mentre gli altri... nemmeno l'anima più pia era immacolata da peccati... e quindi anche strappare lore prematuramente l'esistenza non lo vedeva come un gesto realmente crudele. Ma orai i suoi sentimenti erano morti con lei, non poteva rendersi conto delle atrocità che passavano per la sua mente... nè accorgersi che invece aveva distrutto famiglie intere per il suo folle gesto... Pensare che ella poteva sopravvivere -si era questo il termine adatto- con sangue di animali, ma lei bramava il sangue umano... ed era questo il suo più grande peccato, macchiata dal vizio capitale della gola... che cosa sciocca si disse, il suo pensiero era appena diventato una comica nella sua mente... ancora una volta non si rendeva conto dell'obrobrio di fugaci pensieri che mostravano la sua bestialità...

I pensieri la tennero occupata sino a trovarsi dinanzi alla porta che poco prima la bambina aveva sbattuto con ferocia. Tornata alla realtà ammirò la porta di acero intagliata. Svariate decorazioni floreali di foglie trilobate, un capolavoro di tempi antichi ormai. Le maniglie d'apertura erano in argento probabilmente, unite formavano la testa di una strana chimera, un misto tra leone e acquila. Dal becco dell'acquila scendeva un anello che probabilmente sarebbe servito per bussare. Non sarebbe servito ora, il signore della villa stava rientrando, e non serviva che i suoi servi lo sapessero prima...Doveva avere dei servi, una vlla simile non sarebbe mai apparsa così maestosa altrimenti...

L'uomo con un piccolo sforzo aprì la porta dinanzi a loro, un odore di chiuso e muffa ricoprì l'aria penetrando nelle narici sensibili di Ayame, lasciandola un poco amareggiata, si sarebbe aspettata di meglio, ma in fondo non contava. Dentro era buio ma riusciva a scorgere bene le sagome del mobilato.

Prego, entri pure Signorina....
 
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† Yuffie
view post Posted on 26/8/2009, 18:15




Non se lo fece ripetere due volte... entrò lenta nell'abitazione, un luogo angusto, buio, le finestre serrate e le polvere che la faceva da padrone. Un persona normale - non lei - non avrebbe mai intravisto nulla in quel buio. L'interno era semplice, un'ampia sala con svariate sedie e poltrone. Un caminetto appoggiato ad una parete e svariate ragnatele. A qualche metro da lei una grande scala, innumerevoli alzate prima che si potesse capire quando quella interminabile scala fosse finita. Edward la conduceva tenendola per mano. Guidandola, o almeno, questo era quello che egli credeva... Avrebbe contato quei maledetti gradini se solo dopo il cinquant'esimo la sua voglia fosse svanita nel nulla. Doveva tenere la mente occupata, e qualunque cosa sarebbe andata bene. Arrivati all'apice della lunga camminata svoltarono a destra, una piccola e modesta porta in rovere, nulla di particolare si disse, qualcosa la lasciò di stucco; Appena la porta fu aperta lo stupore prese il sopravvento. Una piccola stanza con un grande letto a due piazze, quattro colonne si stagliavano verso il soffito, lasciando cadere soffici stoffe colorate che coprivano da occhi indiscreti il dormiente che mai ci sarebbe infiltrato. Una luce innaturale e rossa colorava la camera, le finestre, anch'esse serrate,ed infine uno specchio di grandi dimensioni, quasi pari alla stessa parete che rendeva il tutto molto scomodo per Ayame. La stanza di chi è parecchio vanitoso...e lei... Sara era sdraiata a terra, disegnava. Alzò un attimo il capo.

Cos'hai da guardare?

Parole secche, provocatorie. Ayame le sorrise con aria di sfida ma poi tornò nella sua tranquillità, di certo la sua rispota aveva turbato la ragazzina che si era alzata da terra e gettata sul letto. Sul pavimento giaceva il suo disegno, un foglio completamente oscurato da una continua ripetizione di cerchi si svariati colori, che infine uniti avevano formato un nero cupo. Macchie di un rosso vivo spiccavano però e colpivano l'attenzione... una mente turbata, solo questa avrebbe potuto concepire un tale obrobrio di follia. Si guardò attorno, vi erano un'infinità di bambole di svariati sarti e con svariati vestiti. Sarebbero apparse come bellissime creazioni a primo impatto, ma bastava fissarle con occhio attento, ma soprattutto abituato al buio, per intravedere nei loro corpi fori ed aghi, occhi mancanti, un liquido rosso che colava sui vestiti...

Veniamo al duanque Arianna, la signorina Sara desidera un'ospite per questa sera, e come avrete capito questa compagna sarete voi... levo il disturbo... Sappiate che voi verrete laudatamente ricompensata per questo vostro piacere...

Ayame non fece in tempo a ribadire che la porta si chiuse ed un rumore di serratura le fece intuire di essere ormai segregata con quella bambina. Chiunque si sarebbe spaventato, si sarebbe sentito in trappola come un topo, ma non lei, non Ayame. Si voltò e rimase in silenzio, pochi passi e fù dinanzi ad una sedia... La prese e si sedette in modo ben poco elegante, infatti posava le sue braccia sullo schienale e le gambe, notevolmente divaricate si dividevano sul continuo della sedia, appoggiata in modo molto provocatoria, non sessualmente, ma in un modo che solo la bambina avrebbe potuto capire.

Ti piacerebbe vedere la morte?

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Edward era uscito con fare frettoloso, era sudato, la porta dietro di lui era stata chiusa e sigillata, come previsto... Lui era ancora appoggiato con la schiena su quell'entrata, si lasciò scivolare lento fino a trovarsi seduto a terra. Gli occhi persi fissavano il vuoto. Si slacciò il Papion, probabilmente gli rendeva difficile la respirazione, lasciò cadere il cilindro e chiuse gli occhi, lentamente... Appoggiò entrambe le mani sulle orecchie premendo forte ed infine aspettò... si sarebbe tutto consumato in fretta, Sara sarebbe stata accontentata e lui avrebbe ricercato la sera dopo una nuova compagna...e così sarebbe andata avanti tutte le sere... bastava non ascoltare... pochi minuti...e tutto sarebbe sucesso...

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La morte? Non farmi ridere...

Le sorrise malignamente mentre fissava la bambina nascosta dietro le stoffe cadenti del letto.

Non preoccuparti, a breve non riderai più...

La bambina scattò veloce dal letto, una velocità impressionante, molto superiore a quella di qualunque umano... Le fu addosso e con i denti premeva nelle sue carni...morse più forte e cercò di succhiare quello che dentro di Ayame avrebbe dovuto scorrere. Alzò gli occhi, si poteva leggere in quei pozzi d'oscurità il suo stupore.

Ora inizio a capire...

La presa fu forte, la sua mano affondata nei capelli della ragazzina, bastò poco per sbatterla a terra con violenza, Appoggiò un piede sul suo pettò spingendo forte. Un urlo di dolore coprì ogni altro rumore. Ayame guardò le ferite causatagli dalla bambina guarire lentamente lasciando spazio alla sue perfetta e candida pelle. La fissò con occhi folli e pieni d'odio. Era adirata, odiava quella creatura sotto i suoi piedi... era un mostro, proprio come lei, ma aveva commesso l'errore di credersi superiore ad Ayame, La prese a calci sino a sbatterla contro lo specchio posto sulla parete della camera dove vi era anche la finestra, sbarrata. La prese nuovamente per i capelli e voltò il suo viso sanguinante dinanzi al vetro, voleva l'ultima prova... Nulla, proprio nulla, ecco la sua prova. Ayame e Sara erano entrambe dinanzi allo specchio ma nessuna delle due rifletteva la propria immagine...
 
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† Yuffie
view post Posted on 26/8/2009, 19:24




Piangeva, questo stava facendo, dai suoi occhi scendevano calde e salate lacrime che solcavano il suo viso. Edward...afflitto, il suo cuore batteva veloce come non mai... un'altra volta... ancora... Ormai era il suo schiavo... da padre a schiavo...quella stupenda bambina... diventata un mostro... l'aveva sceltra tra mille, per la sua bontà, la sua bellezza...la sua dolcezza... Era un mostro, un bellissimo mostro assetato di sangue. Premeva sempre più le mani sulle orecchie e chiudeva con sforzo gli occhi, sempre più serrati... udiva comunque delle urla... ma...c'era qualcosa di diverso... Si alzò in piedì e sbirciò dalla serratura togliendo delicatamente la chiave. Sara, la sua bambina, a terra sanguinante, no! doveva fare qualcosa, infilò la chiave a aprì di scatto la porta...

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Nulla, la loro immagine non era riflessa, Sara era un vampiro, proprio come lei, un essere dannato, alla ricerca di sangue. Era astuta, si faceva gioco di quell'uomo come fosse la sua marionetta e lo controllava con la sua fanciualezza. Quanti anni aveva realmente? Solo l'aspetto...era morta così giovane... Rimase impietrita rendendosi conto di quanta atrocità era colma quella azione... picchiava una bambina... lei... Si innorridì e si bloccò di colpo... La ragazzina si mise a ridere, una risata malvagia, e la porta si aprì alle loro spalle... Edward.

Prendila e tienimela ferma Edward!

Ayame si girò di scatto e scomparve veloce ricomparendo dietro la bambina... un suo trucco... il solito, ma sempre d'effetto quando nessuno conosceva nulla di lei. La solita nuvola nera che svolazzava nell'aria scemando pian piano... Accanto a lei vi era una sedia, staccò velocemente una gamba della sedia, Sara fece appena in tempo a girarsi...

Un grande lago di sangue riempiva la camera, e dinanzi a lei un corpo definitivamente morto... Fissò un'ultima volta i bellissimi tratti della bambina, abbassò il capo e lenta s'incamminò verso la porta... Edward era caduto a terra, inginocchiato tremante, fissava con occhi terrorizzati la bambina... Passò accanto all'uomo e fermandosi un istante, lasciando cadere la gamba della sedia insanguinata... dalle labbra di Edward uscirono poche e soffocate parole... un umano non le avrebbe udite, erano morte sul nascere...ma Ayame le sentiva...

La......m.....mia.....bambina...

Scese le scale e fu fuori da quella villa maledetta...pochi passi e sparì nella foschia di quelle terre, scomparendo dalla vita di quello strano uomo...che aveva amato un mostro più della sua stessa vita...

[OT/ Lavoro Terminato /OT]
 
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Count Cidolfas Orlandu
view post Posted on 27/8/2009, 19:41




Giudizio Lavoro

Ottimo lavoro. Vi sono ancora errori ortografici e ripetizioni e alle volte un uso troppo frequente dei tre puntini può portare ad un tentativo troppo eclatante di coinvolgere il lettore nei sentimenti di Ayame. La trama funziona, un colpo di scena non proprio inatteso ma che si pone quale perfetta conclusioe del racconto. Il testo è forse un poco pesante sebbene aiuti a mantenere vivi certe sensazioni nel lettore. Nonostante per tutta la storia le emozioni e i pensieri della protagonista siano liberamente narrati proprio nel finale si giunge al silenzio in tal senso. Forse sarebbe stato meglio rendere più uniforme tale aspetto aggiungendo le riflessioni della protagonista sugli eventi e sul personaggio affrontato (e sconfitto).

*I giudizi sono scritti a discrezione dell'incaricato. Se si è interessati ad un giudizio e non è stato rilasciato si può fare richiesta via mp*

SPOILER (click to view)
Aggiungi i seguenti oggetti nel post di equipaggiamento della tua scheda. Aggiungi i Marchi nella giusta voce della scheda.

Ricompensa:

Marchi: 225


Edited by Count Cidolfas Orlandu - 28/8/2009, 12:10
 
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5 replies since 24/8/2009, 20:39   144 views
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