Si voltò di scatto senza capire, la sua vista era annebbiata e subito qualcosa le diede fastidio agli occhi. Passarono pochi minuti, era tornata la calma e con essa la completa vista di Ayame. Luce! C'era la luce! Si accasciò subito a terra tremante coprendosi il più possibile con le mani, chiuse gli occhi implorando nella sue mente di essere salvata, quando sentì posarsi una mano sulla spalla di Ayame, spaventata balzò indietro e vide dinanzi a se un uomo.
Cercò di dargli età -di dargli un nome- ma sembrava mutare magicamente e il suo aspetta era sia quello di un anziano piegato dal tempo che quello di un giovane fanciullo pieno d'energie. Se avesse avuto un cuore ancora attivo questo ora palpiterebbe con una velocità inumana, ma fortunatamente -o meglio sfortunatamente- il suo cuore era morta da anni...
Calmati, questa luce è una stupida illusione ottica, ma non nuocerà sul tuo essere...Quelle parole calmarono Ayame che un po' titubante si alzò dal terreno. La voce di quell'uomo suonava come la più dolce delle melodie, come un canto leggiadro che danza nel vento, eppure i suoi occhi erano così malinconici, sembrava portare con se un enorme fardello che mai nessuno avrebbe potuto concepire... L'uomo le porse un mano.
Seguimi, ti porterò fuori da questo labirinto. Attenta a non errare...Ayame non capiva di quale labirinto parlasse e nemmeno di quale errore ella potesse commettere. Poi scrutò il luogo, un labirinto di specchi ghiacciati, che strano luogo... La voce frustrata dell'uomo entrò nella sue testa con tutta la dolcezza che mai qualcuno avesse potuto esprimere, si fidò, non seppe perchè, ma si fidò. L'uomo avanzò dinanzi a lei voltandole le spalle. Continuava ad interrogarsi sull'errore, quale errore poteva mai commettere? Lo avrebbe seguito ed egli l'avrebbe condotta in salvo? Oppure l'errore era proprio questo? Egli voleva in realtà ucciderla? Poi capì, il suo sguardo si posò su uno degli specchi di ghiaccio e vide, vide quello che l'uomo realmente era. Un mostro dalle lugubri sembianze, marcio dal tempo e curvo da quel peso che sosteneva. La pelle innaturale. Egli si volse vero di lei e vide quello che erano i suoi occhi, acquosi e languidi occhi chiari che quasi si perdevano nella sclera... Si inorridì e l'uomo sogghignò.
Hai paura di me? Vorresti fuggire?Quelle domande picchiarono nella sua mente con tormento e frustrazione, si! voleva fuggire, ma lui era l'unico appiglio, l'unica salvezza... se fosse fuggita sarebbe morta, debole come era in questo momento, non poteva permetterselo. Doveva vivere, per quelle poche persone -pocchissime- che erano i suoi tesori, le uniche persone per le quali avrebbe dato la vita. Eppure cercava costantemente la morte, perchè in un momento come questo andava a pensare a certe "conoscenze"? Strinse i pugni.
Si, ho paura, ma voi siete l'unica speranza sulla quale posso aggrapparmi per continuare la mia inutile esistenza... quindi guidatemi, ve ne prego..."Se io non avessi paura sarei folle, ho già visto la morte in viso, ma cio' non significa che io ora non ne abbia un'estrema paura... la cerco, ma allo stesso tempo vi fuggo, che essere sciocco..."L'uomo la fissò per svariati minuti poi si volse e continuò il suo cammino. Ayame fissava in continuo li specchi, come se volesse ricordare ogni più piccolo dettaglio di quell'aspetto orrido che l'uomo nascondeva. Chiunque al suo posto avrebbe evitato tali visioni, ma ella era curiosa, ella era assetata di sapienza e voleva sapere ancora. Arrivarono in un punto dove la luce iniziava a scemare e l'uomo annunciò che il confine con il surreale ed il reale sarebbe a breve stato varcato. Tentò di stabilire quanto tempo fosse passato da quando l'uomo l'aveva trovata. Ma non ci riuscì, forse erano passati pochi minuti, forse ore, o forse addirittura giorni, era impossibile stabilirlo, proprio come l'età della sua guida.
L'uomo si fermò di colpo, fissò un ultima volta negli occhi Ayame, il suo sguardo era quasi un misto tra compassione ed amore verso di lei. Abbassò il volto e sussurrò delle parole così sottovoce che un comune mortale non le avrebbe mai udite, ma lei si, Ayame era riuscita a scandire quelle parole.
"Grazie giovane vampira"
Questo egli aveva citato, allora egli sapeva della suo essere, egli aveva capito e nonostante tutto l'aveva condotta alla salvezza. Quando tentò di girarsi per guardare l'orizzonte qualcosa la spinse con forza, cadde a terra. Si alzò subito con confusione ma quando si volse tutto era tornato come prima, la foresta, l'oscurità, la stanchezza. Tentò di tornare nella direzione dove prima camminava a capo basso. Nulla, nemmeno le sue tracce sulla neve, l'uomo, e con se tutto il suo mondo irreale, erano scomparsi per sempre...
Che fosse tutto stato un sogno? No, era impossibile, Ayame sentiva vive le mani di quell'uomo che poco fa avevano spinto il suo corpo distante da quel mondo. Ricordava perfettamente il suo aspetto, ma soprattutto la sua voce... Quell'uomo era esistito, ed egli era stato la sua guida verso la salvezza... allora ella non aveva errato.
[OT/ Lavoro terminato /OT]