| I fiocchi di neve, cadevano lenti e con delicatezza, sulla strada umida. Sembrava che si stessero cimentando in una specie di danza, bellissima e armoniosa. Le vie della città erano deserte e buie e sembrava che la città stessa fosse disabitata, a parte quei pochi barboni che cercavano, nonostante l'aria pungente, di dormire rannicchiati su dei pezzi di cartone. L'unica creatura che sembrava avere vita era Yuka, cercando di ripararsi dal freddo sotto il suo mantello, con il cappuccio che le copriva il viso. Si guardava intorno cercando qualcuno, qualche forma di vita che le potesse dare delle informazioni su un certo mostro che da tempo seminava panico nella città. Solo il vento freddo delle Terre del Nord le faceva compagnia e sembrava voleva tentare di cingerla con il suo gelido abbraccio per darle il benvenuto. Yuka continuava a camminare per le vie, sempre deserte, quando ad un tratto udì delle voci: sembravano grida festose e di gioia. Sembravano quasi irreali, in quanto sembrava facessero contrasto con quel luogo triste e deserto. Così, decise di seguire le voci, fino a quando non arrivò ad una taverna. Ora le voci si distinguevano chiaramente. Sull'insegna c'era scritto a lettere cubitali: " La casa della felicità" . Con fare scettico, Yuka aprì la porta e si guardò intorno. Il locale era caldo a acogliente, un posto carino, ma di certo non tranquillo. Sulla destra, un gruppo di uomini all'incirca sulla trentina stavano festeggiando qualcosa e la maggior parte di loro erano ubriachi. Su un'altro tavolo a sinistra, altri uomini intendi a giocare a poker con in braccio delle cortigiane, con cui a volte si scambiavano "efusioni". Su dei tavolini sparsi qua e là c'erano uomini soli, o forestieri come lei che erano lì di passaggio. Intanto, Yuka, con disinvoltura si avvicinò al bancone e si sedette.
Desidera?
Avete del Rum?
Si, glielo porto subito.
Yuka ringraziò e con estrema delicatezza si levò il cappuccio dalla testa, senza spettinarsi. Subito dopo il barista ritornò da lei con un bel bicchiere di Rum. Yuka lo prese con la mano sinistra mentre sulla destra appoggiò la guancia. Mille pensieri le percorrevano la mente. Come poteva trovare delle informazioni? Chissà quando sarebbe apparsa quella creatura?
"Oh al diavolo!"
Avvicinò le labbra alla superficie fredda del bicchiere e fece un sorso, poi un altro e di nuovo un altro ancora. Ormai era abituata a bere, e di certo non si sarebbe ubriacata per quel "poco" di Rum. Ad un tratto qualcuno si sedette accanto a lei ordinando del vino e come prima il cameriere era scattato per servire il nuovo cliente. La voce dello sconosciuto sembrava armoniosa e seducente. Yuka si girò un attimo verso di lui, così, era curiosa di vederlo in faccia. I capelli, corti e scompigliati erano marroni, non troppo scuri, la pelle bianca, come quella della neve. Vestiva di nero, e i suoi abiti facevano risaltare i suoi grandi occhi color del ghiaccio. Dietro la schiena, risiedeva maestosa ed elegante la sua grande spada, dalle bellissime decorazioni e raffinata intagliatura. Sull'orecchio (sinistro) era attaccato un orecchino a forma di croce nero anche esso, come i suoi vestiti. Il barrista ritornò di nuovo con un bicchiere di vino, gicantesco e lo porse al ragazzo. Quello, impassibile, prese "l'involucro di ghiaccio" e iniziò a bere. Posò poi il bicchiere sul bancone e si voltò verso Yuka.
Cosa ci fa in un posto del genere una ragazzina come voi?
Yuka si voltò e lo osservò un attimo e poi disse
Sono una forestiera, vengo dalle Terre dell'Est . . . sono venuta a trovare un vecchio parente qui a Cold City . . . e voi deduco siate un cacciatore di taglie . . .
Non aveva voglia di parlare del suo vero scopo. Se veramente quel ragazzo era un cacciatore di taglie, si sarebbe fatta dare le informazioni giuste e avrebbe ucciso il mostro prima di lui. Ad un tratto il ragazzo sorrise con arroganza.
Dalle Terre dell'Est eh? Comunque si, sono un cacciatore di taglie. Ti conviene tornare a casa ragazzina, qui in giro si aggira un mostro.
Yuka cercò di imitare una faccia impaurita, ma intanto fra di sè se la rideva.
"Bingo!"
Davvero?!. Disse, poi con un filo di voce.
Il ragazzo fece un altro sorso e poi disse
E' da un pò ormai che si aggira qui, alcuni dicono di averlo visto nella città, sulla piazza centrale . . . altri nel bosco . . . quel maledetto mostro ha già ucciso tre uomini . . .
Yuka sussultò. Dunque c'erano già state delle vittime. Si fece cupa in viso e voltandosi verso il barista chiese il conto. Con disinvoltura lasciò le monete sul bancone (3 marchi) e poi si voltò verso il ragazzo che un attimo prima era seduto accanto e lei e ora la guardava con aria interrogativa. Yuka sorrise maliziosa e poi disse.
Mi sei stato proprio di grande aiuto . . . grazie mille!
Detto questo, avvicinò il viso al suo e lo sorprese con un bacio. Dopo poco si riconpose e si rimise il cappuccio in testa, di nuovo si voltò verso il giovane che la guardava con aria confusa e imbarazzata. Yuka gli fece l'occhiolino e prima di uscire disse
Ah a proposito, il mio nome è Yuka
Detto questo uscì dalla taverna. Di nuovo il freddo vento di quelle Terre l'avvolsero in tutta la loro freddezza, ma in fondo a lei piaceva quella sensazione. Ad un tratto riprese a camminare, quando sentì una voce chiamarla.
Ehi! Aspetta!
Di colpo si voltò e vide il ragazzo che aveva baciato nella taverna.
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