Ragnatela

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Ouija
view post Posted on 19/2/2010, 16:19




Thomas Pierce se ne andò fischiettando, superando l'ombra dell'Empire State Building che si allungava attraverso la strada. Era stata una buona giornata. Gli accordi presi con Faith Meehan non erano garantiti al cento per cento, ma il suo istinto gli diceva che lei li avrebbe onorati. Se la prima fetta dei soldi della truffa non fosse stata depositata entro le quarantott’ore successive, lui si sarebbe messo in contatto con la polizia.
Avrebbe pagato, Pierce ne era sicuro. Che altra scelta aveva?
Aveva tenuto per sé il fatto che solamente settantadue ore prima un tale che si faceva chiamare Sidney gli aveva promesso un compenso di diecimila dollari per ammazzare la Meehan. Era evidente che sotto c’era qualcosa, a Pierce era parso strano che qualcuno pagasse un sicario professionista come lui per far fuori una semplice puttanella della classe media. Ma poi i programmi erano cambiati.
-Il suo compito è da considerarsi concluso- aveva detto Sidney per telefono.
-Concluso?- aveva risposto Pierce stupefatto.
-Lei mi ha capito esattamente signor Pierce. Il contratto riguardante Faith Meehan è ufficialmente annullato. Il saldo del suo compenso le perverrà secondo i consueti canali. La ringrazio per la proficua collaborazione. Non mancherò di tenerla in considerazione per opportunità future.
La mano di Pierce si era stretta al ricevitore.
-Ho visto la bambolina che se ne andava via a piedi- aveva riferito Pierce- Ma non mi dava l’aria di qualcuno con i soldi per fare molta strada.
-Per quella bambolina, signor Pierce- aveva risposto Sidney con tono divertito- i soldi saranno l’ultima delle preoccupazioni- e aveva riagganciato.
Una serie di curiose fatalità che aveva portato Thomas Pierce ad indagare su Faith Meehan. Non conosceva ancora le motivazioni che avevano portato il famigerato signor Sidney a desiderare la Meehan morta, né tantomeno sapeva perché poi avesse annullato il contratto all’ultimo secondo. Ma la cosa gli puzzava, soprattutto perché pareva che in mezzo circolassero soldi.
Tanti soldi.
Putacaso, uno degli argomenti che stavano più a cuore a Pierce.
No, non avrebbe potuto permettere che la cosa morisse lì. Così si era rimboccato le maniche e aveva scoperto cosa c’era dietro alla signorina Meehan. Una ragazza sulla soglia dei trent’anni, ormai prossima al primo divorzio era in realtà partecipe di una truffa ai danni del marito, ricco, anzi ricchissimo, industriale; a Pierce non era ancora chiaro in cosa consistesse la truffa e chi fosse l’ideatore, ma gli erano parsi dettagli di poco conto.
L’importante era che lui avrebbe avuto la sua parte.
Aveva raccolto diverse prove che dimostravano la colpevolezza della Meehan ed era pronto ad usarle contro di lei. L’aveva così ricattata, solamente un quarto d’ora prima, in un bar sotto l’Empire State Building ed ora tornava nel suo appartamento, sicuro che il venti percento, ossia dieci milioni di dollari, della truffa sarebbero finiti nelle sue tasche.
Prima di rientrare, Pierce si fermò a comprare una bottiglia di buon Chianti.
C’era da festeggiare. E si lasciò trasportare da incalzanti fantasticherie sull’incantevole dimora in cui si sarebbe ritirato in qualche angolo del mondo. Nei molti anni passati a fare il killer aveva messo insieme un gruzzolo più che decente. Ma era anche stato costretto a fare bene attenzione a come spenderlo e soprattutto a dove metterlo al sicuro. L’ultima cosa che gli serviva erano gli agenti del fisco a ficcare il naso nei suoi introiti. Con questo memorabile giro di boa, sarebbe stato tutto quanto alle sue spalle. Niente più mestieraccio, niente più cadaveri ingombranti, niente più agenti del fisco. Sì, concluse Pierce, era stata proprio un’ottima giornata.
Non gli riuscì di trovare un taxi una volta fuori dal negozio di liquori, così prese la metropolitana. I treni erano così affollati che a stento trovò un posto in piedi. Parecchie fermate dopo, Pierce riuscì a farsi largo nella massa e a riguadagnare la superficie, raggiungendo finalmente casa. Chiuse tutte e tre le serrature, si tolse il giubbotto e si preparò a festeggiare.
Il suono del campanello lo inchiodò con il cavatappi in mano. Pierce scrutò dallo spioncino. L’uniforme marrone di un fattorino della UPS fu tutto ciò che vide.
-Che cosa vuole?- domandò attraverso la porta.
-Ho una consegna per il signor- Il fattorino controllò nome e indirizzo sulla bolla. -Thomas Pierce.
Pierce notò fra le sue mani un pacchetto squadrato, con un rigonfiamento nel centro. Si decise ad aprire la porta.
-È lei il signor Pierce?- chiese il fattorino.
Lui annuì.
Il fattorino gli porse la bolla di consegna. -Soltanto una firma qui, per favore.
-Non sarà una citazione del tribunale?- Pierce sogghignò mentre scribacchiava il suo cognome.
-E no! Non mi pagherebbero abbastanza- disse il fattorino scuotendo il capo -Mio cognato era un messo della corte civile, su a Detroit. Alla seconda volta che gli spararono addosso, decise che guidare il camion del lattaio era un lavoro molto più sicuro. Tutto apposto. Buona giornata.
-Lo è di già.
Pierce richiuse la porta e tastò il contenuto del pacco attraverso l’involucro. Un sorriso affiorò sulle sue labbra. La seconda metà del suo compenso per il contratto annullato di Faith Meehan. Il suo datore di lavoro gli aveva accennato alla possibilità di un annullamento, ma gli aveva assicurato che sarebbe stato comunque pagato per intero. Il suo sorriso svanì di colpo non appena gli venne in mente che quel pagamento doveva essere fatto attraverso la sua casella postale. Nessuno conosceva il suo indirizzo di casa. Nessuno conosceva nemmeno il suo vero nome.
Pierce ruotò su sé stesso nell’udire un rumore alle proprie spalle.
La penombra che avvolgeva il soggiorno si animò, e sulla soglia della cucina apparve Sidney. Era vestito in modo in modo inappuntabile, occhiali scuri, impenetrabili, celavano i suoi occhi; tra i capelli c’era del grigio, ed erano pettinati all’indietro, sul volto una barba anch’essa grigia e le guance erano larghe e paffute, le orecchie arrossate e aderenti ai lati del capo.
Erano tutti effetti del lattice e della cosmetica.
-Chi cazzo sei e cosa ci fai qui dentro?- ruggì Pierce.
Per tutta risposta, con la mano guantata Sidney indicò il pacco. -Lo apra
-Che cosa?...
-Conti i suoi soldi e si assicuri che ci siano tutti. Non si preoccupi, non la considererò un’offesa personale.
Sidney si tolse gli occhiali con un gesto misurato.
-Lo apra- disse una seconda volta, e nella sua voce non c’era alcuna minaccia.
Negli ultimi tre anni Thomas Pierce aveva assassinato a sangue freddo e con piena premeditazione sei persone. Non aveva paura di niente, né di nessuno. Allora perché si sentiva pervadere da quello strano brivido?
Strappò la carta da pacchi, e parte del contenuto nel fuoriuscire cadde sul pavimento: cartaccia, vecchi giornali tagliati nel formato delle banconote.
-Dovrebbe essere divertente- disse Pierce a denti stretti -ma non mi fa affatto ridere.
Sidney scosse la testa -Quando annullai il contatto, non avrei mai dovuto dirle di Faith Meehan e dei soldi nel suo futuro. Passo falso da parte mia, lo ammetto. Soldi. Una parola magica che fa fare strane cose alle persone.
-Di cosa sta parlando?
-Signor Pierce, lei era stato assunto per eseguire un lavoro per me. Una volta annullato il contratto, il rapporto tra lei e me doveva terminare. Mi correggo: sarebbe dovuto terminare.
-E’ terminato. La donna non l’ho uccisa, e da te ho ricevuto solo pezzi di carta. Quello che dovrebbe essere incazzato sono io, amico, non tu!
Sidney cominciò ad enumerare toccandosi un dito dopo l’altro -Lei ha seguito la donna da Rikersville fino a New York. Ha continuato a seguirla in tutta la città. Ha raccolto informazioni riservate su di lei e posso immaginare di che natura siano. Si è addirittura incontrato con lei, e non ritengo che il vostro sia stato un incontro di cortesia.
-Come sai tutto questo?
-C’è ben poco che io non sappia, signor Pierce -Le lenti impenetrabili risalirono lentamente a nascondere nuovamente gli occhi di Sidney. -Ben poco.
-Tu non puoi dimostrare niente.
Sidney esplose in una risata che fece rabbrividire Pierce. La mano del killer scese a cercare la sua 9mm, ma nella cinta dei pantaloni non c’era alcuna pistola. Svanita.
Sidney notò il suo sbigottimento e scosse la testa.
-Che posto infido è la metropolitana di New York, non trova anche lei, signor Pierce? Infestato da ladri e borseggiatori. Le cose spariscono e nemmeno ci si rende conto
-Lascia che ti ripeta una cosa: tu non puoi dimostrare niente. E adesso vorresti andare alla polizia, proprio tu che mi hai assunto per far fuori qualcuno. Non sei il massimo della credibilità!
-Non ho il benché minimo interesse nell’andare alla polizia. Lei ha violato le mie precise istruzioni, e con ciò a messo a rischio i miei piani. Sono venuto a comunicarglielo. E non solo la seconda metà del suo pagamento non avrà luogo, ma lei incorrerà anche nelle appropriate sanzioni punitive. Delle quali io ora mi occuperò personalmente.
Pierce si drizzò nel suo metro e novanta di statura, e torreggiando su Sidney disse con un ghigno:
-Allora è meglio che chiami rinforzi
-Preferisco arrangiarmi da me
-Bene, sarà la tua ultima impresa.- Pierce si mosse rapido e preciso. Con la sinistra lanciò la cartaccia verso Sidney e con la destra strappò dal fodero alla caviglia il compatto coltello da combattimento a lama seghettata. Ma il suo slancio si spense quando vide qualcosa in mano a Sidney.
-Forza bruta ed elevata massa muscolare sono spesso sciocche sopravvalutazioni.. Non ne conviene? -domandò filosoficamente Sidney.
Il doppio ago sparato dallo storditore elettrico centrò Thomas Pierce in pieno petto. Centoventimila volt di corrente fluirono lungo i tenui fili metallici direttamente nel suo sistema nervoso centrale.
Thomas Pierce si schiantò a terra e restò immobile a fissare Sidney che lo sovrastava.
-Le sto somministrando una scarica della durata di sessanta secondi, la quale la metterà in condizione di non nuocere per i prossimi quindici minuti circa. Più che sufficienti per le mie necessità.
Poi Sidney interruppe la corrente e si chinò accanto a lui per rimuovere gli aghi dal petto. Pierce aveva gli occhi sbarrati, del tutto impotente mentre dita guantate gli slacciavano la camicia.
-Petto villoso, signor Pierce. Dubito che il perito potrà rilevare i microscopici fori lasciati sul suo petto.
Sidney riassemblò lo storditore e tolse un altro oggetto dalla tasca interna della giacca. Pierce vide cos’era e fu pervaso dal panico, ma nella sua paralisi non poté fare altro che guardare. Non sentiva più le gambe, né le braccia, la sua lingua pareva essere diventata una foglia di cactus.
-Si tratta principalmente di una soluzione salina pressoché innocua -disse Sidney verificando in controluce il contenuto della siringa ipodermica che stringeva nella destra. -Innocua se non si considera il suo composto aggiuntivo. Il quale, in certe specifiche circostanze può essere letale.
Sidney sorrise a Pierce facendo una pausa, considerando l’entità delle sue ultime parole.
-Detto composto si chiama prostaglandina, un ormone prodotto naturalmente dall’organismo umano. I suoi dosaggi ottimali si misurano in microgrammi. Il dosaggio di prostaglandina che io sto per somministrarle, signor Pierce, è dell’ordine dei milligrammi. Vale a dire un multiplo in migliaia della quantità presente in condizioni normali nel suo sistema cardiovascolare.- Sidney parlava con tono didattico, come un professore molto compreso nella sua lezione.
-Nel momento in cui la prostaglandina raggiungerà il suo cuore, provocherà un’immediata contrazione delle coronarie, innescando quello che, in termini squisitamente medici, viene definito infarto del miocardio dovuto a occulsione delle arterie coronariche. In verità, non ho mai combinato gli effetti dell’alto voltaggio con questo specifico metodo per provocare il decesso e sarà interessante osservare tale processo.
Sidney non manifestava maggior emozione di quella che avrebbe provato nel sezionare una rana davanti a una classe di studenti di biologia.
-In ogni caso, considerando che la prostaglandina è naturalmente prodotta dall’organismo, da questo è anche metabolizzata, ragion per cui l’autopsia non ne rileverà un tasso elevato che possa risultare sospetto. Ma la ricerca non può e non deve fermarsi. Al momento, signor Pierce, sto perfezionando un nuovo veleno che conterrà un enzima incapsulato da una membrana protettiva. Una volta inoculato, le reazioni chimiche primarie nel flusso sanguigno scompongono rapidamente la membrana, ma a quel punto il veleno avrà già fatto effetto. La rottura della membrana permetterà però all’enzima di reagire con il veleno, cancellando ogni traccia della sua esistenza. E’ il medesimo principio dei reattivi che demoliscono le chiazze galleggianti dell’inquinamento da petrolio. Ingegnoso, non trova? Era questo il veleno che contavo di sperimentare su di lei oggi. Malauguratamente, sono rimasto un po’indietro sulla tabella di marcia: la chimica, dopotutto, richiede grande pazienza ed estrema precisione. E lei non può avere idea di quanto io aborrisca fare lavori affrettati. Nessun problema. La buona, vecchia prostaglandina servirà alla bisogna.
Le dita di Sidney scesero sulla gola di Pierce, cercando il pulsare della giugulare.
-La troveranno qui: un uomo giovane improvvisamente morto per cause naturali. Un ulteriore argomento statistico per il dibattito sulla salute al giorno d’oggi.
Pierce riprese a lottare per sollevarsi, ma l’unico esito furono i suoi occhi che parevano voler schizzare fuori dalla sua testa. Le vene del suo collo si gonfiarono sotto la pelle madida di sudore gelido, e Sidney gli fu grato per quell’aiuto non richiesto.
Sidney infilò l’ago nella giugulare sinistra, premette lo stantuffo a fondo e i cinque centimetri cubici di soluzione letale fluirono nel sistema circolatorio di Thomas Pierce. Quindi estrasse l’ago e diede un paio di amichevoli buffetti sulla guancia della sua vittima. Le pupille dilatate di Pierce seguivano i suoi movimenti come un metronomo impazzito.
-Ora, un anatomo-patologo attento potrebbe però individuare il foro d’entrata dell’ago- disse Sidney prendendo dalla tasca un rasoio a lama. -E noi non vogliamo che un simile spiacevole inconveniente abbia luogo. Non è d’accordo, signor Pierce?
Sidney praticò una piccola incisione sulla gola dell’uomo a terra. Due o tre millimetri, esattamente sul punto in cui l’ago era penetrato. Una minuscola goccia di sangue scuro ribollì dalla ferita. Sidney la coprì con un cerotto medicato.
-Un vero peccato, signor Pierce- Sidney gli rivolse un sorriso in qualche modo triste. -I suoi servigi potevano tornarmi utili anche in futuro.
Poi sollevò una delle mani inerti dell’uomo morente e tracciò il segno della croce sul suo petto.
-So che lei è stato educato nella religione cattolica, ma ha chiaramente fatto la scelta di voltare le spalle al suo Dio. Purtroppo è da escludere che un prete possa celebrare gli ultimi riti. Non ritengo comunque che abbia molta importanza. Inferno, Purgatorio, Paradiso- Sidney raccolse il coltello da combattimento e lo infilò di nuovo nella fondina alla caviglia di Pierce -Sono nozioni senza senso.
Quando fece per rialzarsi, Sidney raccolse da terra tutte le finte banconote e l’involucro stracciato del pacchetto. Dopodiché si tolse l’abito scuro che indossava, con le imbottiture che gli avevano conferito una corporatura massiccia. Il naso finto scomparve, insieme con la barba finta. Le orecchie finte vennero staccate. Tutto finì all’interno di un contenitore per pizze da asporto precedentemente nascosto nell’appartamento. Sidney verificò la propria immagine allo specchio: ora era un uomo magro con una camicia blu e bianca con tanto di scritta sulla schiena: DOMINO PIZZA – CONSEGNE A DOMICILIO.
Ma Sidney non aveva ancora finito.
Dopo aver rimosso con dell’alcol le finte rughe connesse al suo precedente aspetto, si applicò sottili baffi finti e un finto codino. Con un gel eliminò il grigio dai capelli e con la brillantina li sistemò all’indietro, coprendoli con un berretto da baseball dei New York Yankees. Scarpe da tennis sostituirono quelle di cuoio.
Un diverso paio di occhiali scuri nascose il colore dei suoi occhi. L’uomo che si faceva chiamare Sidney si sorrise nel guardarsi un’ultima volta allo specchio.
Quando poco dopo lasciò tranquillamente l’appartamento, anche Thomas Pierce, immobile a terra, sembrava sorridere.
Sarebbe andato avanti a sorridere per l’eternità.
 
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Ouija
view post Posted on 3/3/2010, 20:44




L’uomo che si faceva chiamare Sidney fissò la donna la donna legata al letto che gli rivolgeva uno sguardo pieno di terrore. Cercava di muoversi per liberare le mani dal nastro adesivo, Sidney trovò divertenti quei suoi tentativi. Sorrise sommensamente e iniziò a liberarsi dei residui della sua vecchia identità, togliendosi con cura il make up, le orecchie finte e i baffi. Nessuno poteva conoscere la sua vera identità, quando aveva avviato il procedimento per la truffa a Eugene Meehan si era ripromesso di non far trapelare mai nulla che potesse condurre realmente a lui; proprio per questo aborriva dover agire in prima persona, ma le circostanze lo rendevano necessario.
La donna legata sul letto guardò il vero volto di Sidney.
Il sorriso di lui si spense e si sedette accanto al letto.
-Cerchi di non affaticarsi troppo signorina, ho applicato diversi strati di nastro isolante ai suoi polsi e alle sue caviglie, in modo da rendere del tutto inutile qualsiasi tentativo di evasione.
Il volto di Sidney non manifestava alcuna emozione, d’altra parte era stata proprio lei a costringerlo ad agire in quel modo. Sidney dubitava fortemente che uno dei suoi complici potesse risentirsi di alcunché, anche perché nessuno, meno che lui, era informato su ogni sfumatura di quell’operazione. A quanto pare doveva ricredersi; la donna legata sul letto era stata una pedina essenziale, ma quanto aveva fatto era imperdonabile e assolutamente riprovevole. Sidney non poteva tollerare un comportamento come il suo come non tollerava il fatto che qualcuno scoprisse la sua identità.
Quella donna ora stava guardando Sidney. Il vero Sidney.
-La ringrazio formalmente per la sua collaborazione, credo che quest’incombenza potrà essere risolta nel giro di poche ore
Disse affabilmente prima di lasciare la stanza e di entrare nel bagno. Scrutò attentamente la sua immagine riflessa, era molto raro che si presentasse nei suoi lineamenti reali, ma tra un travestimento e l’altro era un passaggio necessario.
L’uomo che si faceva chiamare Sidney estrasse dalla borsa a tracolla tutto l’occorrente per la sua seguente trasformazione. Con tutta probabilità, il danno afflittogli dalla donna legata nell’altra stanza, sarebbe stato riparato in tempi molto brevi.

Erano le dieci del mattino. Isaac Newman, fotoreporter d’assalto, meglio noto come uno dei mastini nella sua occupazione, puntavca con discrezione il binocolo verso il suo obiettivo. Si trovava a McLean, in Virginia. Era una zona che pullulava di ville da molti milioni di dollari, collocate su ettari di verde perfettamente curato e circondate da alberi. Isaac era appostato da ore e l’abitazione che stava tenendo d’occhio non faceva eccezione: tre piani in puro stile coloniale, candido colonnato frontale, capitelli ionici, giardino vasto quanto un campo da football.
Prima di rimettersi in pista, il giornalista aveva controllato i messaggi sulla segreteria telefonica e aveva ascoltato l’avvertimento di Faiht Meehan. Quando l’aveva intervistata pochi giorni addietro, riguardo al disastro aereo del volo 7353 tra New York e Seattle, aveva fatto ben capire i suoi sospetti a riguardo. Sospetti che persino l’FBI condivideva. Sabotaggio.
Ma, mentre i federali si soffermavano sull’idea di un attacco terroristico, Isaac aveva preso una strada differente e, da quanto aveva scoperto fino ad allora, era quella giusta. Faith Meehan, giovane donna, reduce del primo divorzio, era la pedina di una truffa ai danni dell’ex marito Eugene Meehan, ricco industriale di Boston, tragicamente morto nel volo 7353.
La gigantesca somma che lasciava alla ex moglie aveva subito insospettito l’intuito affinato in ventidue anni di giornalismo di Isaac, e non aveva perso tempo nelle sue indagini. Ciò che aveva scoperto era raccapricciante: una specie di organizzazione aveva sabotato il volo aereo, facendo scoppiare l’aereoplano a oltre duemila metri di quota, uccidendo le 181 persone imbarcate. E tutto questo solamente per un’astuto gioco di scambi. Pareva infatti che Eugene Meehan dovesse salire sul volo in questione ma, dalle riprese delle telecamere, un altro uomo, dagli stessi lineamenti e modi, faceva la sua comparsa, spacciandosi per Eugene e uscendo dall’aereoporto.
Sicuramente quel sosia doveva aver contraffatto il testamento del signor Meehan, per poi ripresentarsi in aereoporto, e riprendere un’altra identità, lasciando così che il vero Eugene morisse nell’esplosione del Mariner L500 che sorvolava tra New York e Seattle. Isaac aveva intuito tutto questo.
Non aveva ancora prove concrete per poter puntare il dito contro qualcuno ma, dopo il suo colloquio con Faith Meehan, tutto gli pareva più chiaro. Quella donna era incinta, distrutta dal divorzio e dall’ex marito che le aveva tolto tutto proprio durante un momento così delicato della sua vita. Disperata, sicuramente aveva accettato la proposta di un individuo o un organizzazione che le aveva dato speranza, facendola entrar a far parte di quella gigantesca truffa.
Durante il loro colloquio, la ragazza aveva dato chiari segni di pentimento, sicuramente era prossima ad un esaurimento nervoso per il peso di 181 vite sulle sue spalle, pur essendo l’unico modo di non vivere per una strada con un figlio appresso. Isaac aveva capito anche questo, era un tipo intuitivo.
Ma soprattutto le parole di lei che più l’avevano colpito erano quelle a risposta della sua intenzione di scoprire chi fosse il misterioso macchinatore di quell’immenso disastro.
“Non lo faccia sig. Newman. Lei non sa di cosa sia capace quell’uomo; non prosegua in quest’indagine, ne va della sua vita. Non solo della mia”
Ma se Isaac si fosse fermato ad ogni presagio oscuro che nella sua carriera aveva incontrato, non sarebbe mai arrivato al quel prestigio di cui ora godeva.
Tuttavia, pur non avendo alcuna intenzione di mollare, aveva considerato il consiglio di Faith Meehan molto seriamente. E sarebbe stato pazzo a fare diversamente, avendo a che fare con un individuo in grado di mietere tutte quelle vittime solamente per il profitto personale. Quasi inconsciamente, Isaac si frugò nella tasca della giacca, trovò la Glock da 9mm e verificò che fosse carica.
Quando tornò a guardare nel binocolo, una Mercedes color argento metallizato, nuova di zecca, apparve in fondo all’isolato. Si arrestò di fronte alla cancellata d’ingresso, attendendo che si aprisse.
Isaac spostò la focale sulla persona alla guida. Una donna sulla quarantina, ben truccata, elegante, signorile, perfettamente in sintonia con l’ambiente sfarzoso. Non era cambiata di molto dalle foto prese alla conferenza stampa della sua testimonianza circa l’esplosione del Mariner L500 di quasi un due mesi prima. Isaac s’irrigidì nel guardarla.
Quella donna, seppur l’avesse cercato per testimoniare a favore della sua ipotesi del sabotaggio e del complotto sembrava incredibilmente enigmatica, il giornalista aveva subito pensato a qualche tranello e, proprio a cotal proposito, si era appostato cautamente e osservare i suoi movimenti. Nulla di sospetto per quasi due giorni.
Isaac si era convinto ad incontrarla e a far luce sui misteri di quella faccenda, anche se non riusciva a provare una certa ostilità per una donna complice dell’omicidio di 181 persone innocenti. Che fosse anche lei una vittima come lo era Faith Meehan?
Isaac non lo sapeva. Ma sicuramente quel peso doveva essere diventato troppo gravoso per lei, e ora aveva deciso di confessare tutto e mettere la parola fine a quella storia. Isaac era lì proprio per quello. Strane teorie a favore dell’innocenza della donna gli fluttuarono nella mente. Magari lei era stata solo una minuscola pedina, come la Meehan, e, scoperto il piano criminoso in tutta la sua integrità, aveva deciso di parlare. Oppure era certa che il complotto fosse prossimo a cedere e decidesse di avere uno sconto sulla pena.
Qualunque fosse la spiegazione, Isaac era deciso a distruggere la persona o le persone responsabili di quel macello, non la potevano passare liscia. Anche se era sempre più convinto che l’organizzatore fosse composta da un solo individuo, servitosi di miriadi di complici ignari del suo grande disegno, che svolgevano tante piccole funzioni.
Un formicaio pensò Isaac.
La Mercedes s’inoltrò nel vialetto d’accesso e scomparve dietro la struttura bianca della villa. Sicuramente la sua parte del malloppo era stata gigantesca per poter permettere ad una semplice imbrattacarte di acquistare un’abitazione del genere, anche se nei suoi resoconti fiscali era tutto giustificato da una forte somma ricevuta in eredità. Isaac attese qualche altro minuto, lanciando occhiate guardinghe in tutte le direzioni. Poi gettò la sigaretta appena finita fuori dal finestrino, guidò fino alla cancellata e premette il pulsante del citofono. La voce femminile che gli rispose pareva tesa, piena di disagio. Il cancello si aprì, e un minuto dopo, Isaac entrava nel sontuoso atrio della villa coloniale.
-Signorina Sawyer?
La donna che lo stava attendendo annuì, facendo di tutto per evitare lo sguardo di lui. Prima di andare all’attacco di persona, Isaac aveva fatto estese ricerche su Bobbie Jo Sawyer. Due mesi prima era una volgare commessa dell’aereoporto Sanderson di New York dalla gonna troppo corta e la scollatura troppo profonda, che sbarcava il lunario. Adesso era un’elegante e sofisticata dama dell’alta società di Washington, situazione quasi analoga a quella della Meehan. Isaac si sentì incredibilmente furente davanti al profitto ricavato su delle vite umane. Ma tutto questo stava per finire.
Dopo l’inquietante vicolo cieco rappresentato da Faith Meehan, Isaac aveva cercato di appuntare una nuova strategia per estorcere la verità dalla ragazzina, troppo “spaventata” per voler dire qualcosa chiaramente, non superando frasi allusive e evitando di dare al giornalista qualcosa di concreto. Proprio mentre ragionava a questa strategia aveva ricevuto la telefonata di Roberta “Bobbie Jo” Sawyer.
“Voglio costituirmi, le racconterò tutta la verità sul sabotaggio del volo 7353”
Quella svolta aveva rappresentato per Isaac un tenue spiraglio di speranza per poter giungere alla verità. Anche se aveva sospettato fin da subito che potesse essere una trappola architettata dal misterioso manipolatore del complotto. Essere paranoici, a volte, rappresenta un gigantesco vantaggio.
Tuttavia Isaac poteva considerarsi tranquillo, in due giorni non era successo niente di sospetto che potesse far pensare ad una trappola.
Ora Bobbie Jo lo stava precedendo in quello che Isaac immaginò essere il soggiorno, cioè un ampio salone che l’originale talento di un architetto aveva arredato con mobili in stile moderno, e impreziosito qua e là da pezzi d’antiquariato.
-Gradisce qualcosa, signor Newman?- domandò la Sawyer, sempre senza guardarlo e con le dita che continuavano nervosamente ad intrecciarsi -Tè? Caffè?
-No, grazie-
Isaac estrasse un piccolo registratore -Non le spiace se registro questa conversazione, vero?
-Si che mi dispiace

Ma guarda, pensò Isaac, la signora ha un po’ di spina dorsale. Meglio affrontare la questione subito, prima di darle un eccessivo vantaggio.
- Signorina Sawyer, nel momento in cui lei mi ha chiamato, ho tratto la conclusione che lei fosse disponibile a parlarmi. Come lei sa, sono un giornalista. Con un’etica professionale. Non voglio metterle le parole in bocca, anzi voglio che la situazione sia assolutamente cristallina. Non è d’accordo?
-Sì, ecco...suppongo di sì. Per questo ho chiesto di vederla. Non voglio che sul mio nome si addensino ombre. E’ importante che lei capisca che sono una rispettabile esponente di questa comunità. Ho elargito generose donazioni a svariate associazioni benefiche. Faccio parte di numerose...
-Con tutto il rispetto, signorina Sawyer-
tagliò corto Isaac -Non mi trovo qui per parlare delle sue opere di beneficenza. A proposito, lei permette che la chiami Bobbie Jo?
Una piccola smorfia le increspò l’espressione.
-Roberta- dichiarò alteramente.
Proprio lo stile da circolo da bridge. Quella donna faceva parte della crema della società da un mese scarso e già si considerava così degna di rispetto. Isaac cercò comunque un diverso approccio.
-D’accordo, Roberta. La ragione per la quale mi trovo qui riguarda il passato. Quello di due mesi fa, vogliamo parlare del sabotaggio aereo che è costato la vita a 181 persone?- Isaac accennò al lussuoso ambiente -L’origine di tutto questo?
L’espressione di lei era tra lo scandalizzato e l’offeso
-Signor Newman, io non le permetto di...
-Tagliamo corto, Roberta, io sono qui perché voglio delle risposte, e sappiamo entrambi come è andata
Il volto di lei fu colto da un’improvviso pallore, abbassò lo sguardo. Isaac aveva colto nel segno, ma il suo tono di voce nelle ultime parole era stato decisamente troppo duro. Dopotutto quella poteva essere solo un’ignara vittima di qualcosa più grande di lei. Isaac cercò di recuperare, assumento un tono più garbato.
-Se la sente di rispondere a qualche domanda?
Lo sguardo di lei rimase fisso a terra.
-Va bene, signor Newman...
-Perché non mi chiama Isaac?
-Preferisco non farlo, signor Newman
-D’accordo. Mi dica Roberta, lei conosce una donna di nome Faith Meehan?

La Sawyer ci pensò su qualche momento -Non credo. C’è qualche ragione per cui dovrei conoscerla?
-Affinità di conti in banca. Anche la signorina Meehan ha guadagnato un’immensa fortuna nel tempo immediatamente seguente al sabotaggio aereo

Lei non rispose.
-Adesso mi dica, tutto il denaro che ha acquisito subito dopo il disastro aereo…non proviene da un’eredità, vero?
-E anche se fosse?
-Stiamo menando il can per l’aia, Roberta. Io so che qualcosa scricchiola in tutta questa storia e lei ha detto di volermi rivelare cosa c’era sotto. Così come faceva parte del complotto che ha distrutto un aereo di linea
-Lei è pazzo!-
replicò la donna con voce tremula.
-Sul serio? Nella mia carriera ho avuto a che fare con un sacco di bugiardi, alcuni veramente in gamba. Lei non è tra questi.
La Sawyer si alzò in piedi -Se ne vada
-Questa storia finirà sui giornali, Roberta-
insistette Isaac -Le mie fonti si stanno moltiplicando. Ormai è solo questione di tempo perché io abbia il quadro completo, lei mi ha chiamato qui per far luce su questa storia ma anche se non lo farà io arriverò lo stesso alla verità.
Il temperamento agressivo della donna si spense.
-Quindi le prospetto due possibilità- continuò Newman -O lei collabora, e ne esce ragionevolmente bene per aver aiutato la giustizia a far pagare i responsabili di questo macello, oppure cola a picco come tutti gli altri
-Che cos’è? Una minaccia?
-Al contrario. L’ultima cosa che voglio, Roberta, è buttare all’aria la sua esistenza. Glielo assicuro. La realtà è che lei ha partecipato ad una truffa e ad un attacco terroristico da parte di americani; e quando questo salterà fuori, perché io lo farò saltare fuori, lei finirà nei guai. Quindi le faccio la stessa proposta che ho fatto a Faith Meehan
-Che sarebbe?
-Mi dica tutto quello che sa sulla frode e io le garantisco che mi assicurerò che lei non debba scontare un giorno di carcere per aver collaborato con la legge

Lentamente, la Sawyer tornò a sedersi, lo sguardo che vagava sull’enorme salone, quasi stesse osservandolo per l’ultima volta.
-Che cosa vuole sapere?
Isaac accese il registratore - Il Mariner L500 del volo 7353 da New York a Seatlle è stato effettivamente sabotato da qualcuno per il quale lei collaborava?
Lei annuì.
-Voce, Roberta! Isaac accennò all’apparecchio.
-Si, l’aereo è stato sabotato da un uomo del quale io sono complice
Isaac si sentì la gola secca, le palme delle mani sudate -In che modo?
-Signor Newman, le dispiacerebbe versarmi un bicchiere d’acqua da quella caraffa?

Isaac l’accontentò, quindi tornò a sedersi.
-Torniamo a noi, Roberta: come ha avuto luogo il sabotaggio?
-Chimica
-Che cosa?
-E’ stato fatto usando una sostanza chimica...

La Sawyer tirò fuori un fazzoletto e si asciugò l’angolo degli occhi. Isaac rimase a osservarla. Ce l’aveva fatta.
-E’ in grado di spiegarmi il meccanismo in termini semplici, Roberta?
-Il serbatoio dell’aereo era stato irrorato da una sostanza corrosiva-
disse la Sawyer tormentando il fazzoletto -E’ stato applicato anche un congegno che surriscaldava la sostanza, produceva un calore enorme avviando il processo di corrosione del liquido
-Cristo!
Isaac iniziava a vederci chiaro. Anche se aveva ancora forti dubbi su come qualcuno avesse potuto attraversare l’aereoporto con un liquido corrosivo e un “congegno riscaldatore” nonostante i minuziosi sistemi di sicurezza sviluppati. Ancor più perplesso lo lasciava l’idea che quel congegno potesse produrre calore al di sopra dei cinquemila metri.-Okay, Roberta. Ho milioni di altre domande da farle. Quanti complici sono in tutto? Che ruolo aveva lei? Come è stato fatto?...Da chi è stato fatto?- Isaac, ripensò a Faith Meehan: anche lei doveva saperlo.
-Quelli che hanno collaborato a questa operazione sono in tutto ventidue persone. Ognuna con incarichi specifici e ristretti, io avevo il compito di procurare un curriculum e referenze testabili assolutamente fasulle per un uomo che si sarebbe poi fatto assumere come meccanico addetto alla manutenzione degli aerei di linea. Ma nessuno di noi conosceva il quadro completo. Solamente chi ha agito materialmente sapeva
Isaac assunse un’espressione perplessa -Non mi quadra, Roberta. Se tutti gli altri complici erano all’oscuro di tutto, come lei mi ha appena raccontato...lei come fa a saperlo?
Il colpo violento e improvviso lo centrò al diaframma come l’incornata di un toro impazzito. Isaac sentì le costole scricchiolare mentre crollava sul pavimento di quercia, annaspando in cerca di aria.
-Come le dicevo, signor Newman...
Una parrucca femminile cadde a un passo dalla sua faccia boccheggiante, afflosciandosi come una surreale medusa.
-Solamente chi ha agito sapeva
Isaac compì uno sforzo disperato per sollevarsi, ma un secondo colacio nel petto lo scaraventò con schiena contro la parete.
-Kickboxing. Quale splendida arte marziale. Si può davvero uccidere qualcuno senza usare le mani
Isaac tentò di inspirare, ma ogni respiro era un incubo di dolore. Più di una costola si era spezzata di netto, comprimendo organi che avrebbero dovuto proteggere. Infilò la mano in tasca annaspando alla ricerca della Glock.
-La vedo in qualche modo in difficoltà, signor Newman. Mi permetta di aiutarla
Sidney si inginocchiò e usando il fazzoletto gli tolse l’arma di tasca.
-Davvero gentile da parte sua, signor Newman. La sua collaborazione è grandemente apprezzata
Un ultimo calcio esplose centrando Isaac Newman in piena fronte, e gli occhi del cronista finalmente si chiusero.
Sidney prese da una tasca un rotolo di grosso nastro adesivo e provvide a legare accuratamente Isaac. Finì di rimuovere il resto della sua faccia finta e fece sparire quella che era stata l’identità di Bobbie Jo Sawyer nella valigietta che aveva nascosto sotto il divano. Poi salì di corsa al piano superiore ed antrò nella stanza da letto in fondo al corridoio.
-Lei mi ha reso un servizio inestimabile, Bobbie Jo
Bobbie Jo Sawyer si contorse sulle lenzuola stropicciate, gli occhi dilatati dal terrore, mugolando dietro le strisce di nastro adesivo che le sigillavano la bocca. Altro nastro adesivo le immobilizzava i polsi e caviglie insieme, forzando la colonna vertebrale in una dolorosa angolazione.
-E’ per me sempre un piacere ottenere conferma della fedeltà delle mie creature- Sidney sedette sul bordo del letto, posò una mano d’incoraggiamento sulla spalla sussultante di lei -Invitare il singor Newman per un colloquio formale circa il mio progetto riguardo l’aereo non è stato un gesto particolarmente grato, da parte sua, verso un uomo che non ha fatto altro che farle guadagnare la vita che desiderava. Ma suppongo che lo spiacevole incidente di questa sera abbia reso piuttosto l’idea di quali siano le sanzioni punitive che conseguono ad una condotta non idonea agli standard che ho prefissato per lei e per il restante esercito di “collaboratori” che hanno preso parte al progetto. Devo immaginare che lei ne abbia tratto insegnamento, vero Bobbie Jo?
Con delicatezza liberò la donna dalle strisce di nastro adesivo
-Resti qui. Io e Newman abbiamo quasi finito, non la disturberemo più
Lei annuì, massaggiandosi i polsi. Il suo volto era intriso di terrore, ma di gratitudine per essere ancora viva. Stranamente, Sidney trovava curioso il concetto di quella donna circa la gratitudine, ma era certo che l’episodio di Isaac Newman l’avrebbe fatta rigare dritto fino alla fine dei suoi giorni.
D’altra parte, lei aveva visto la sua vera identità.
Si alzò, puntò la pistola di Newman su di lei e tirò il grilletto finché non ci furono più colpi nel caricatore. Guardò per un po’ il sangue spargersi sulle lenzuola. Poi scosse la testa.
-Agnelli sacrificali- esclamò -Fatti per il sacrificio, non per combattere
Quindi tornò di sotto, recuperò la sua valigietta e passò la mezz’ora sucessiva gironzolando intorno a Newman.
Quando finalmente il giornalista tornò in sé, sentì il dolore accecante impadronirsi di lui, tagliandogli nuovamente il respiro. Doveva trattarsi di emorragie interne. Ma, se non altro, era ancora vivo. Alzò lo sguardo e si convinse che era solo una condizione temporanea.
Di fronte a lui stava un secondo Isaac Newman.
Stesso cappotto, stesso cappello. Ma soprattutto lo stesso volto. Un gemello perfetto. Certo, osservandolo, emergevano piccoli dettagli, insignificanti sfumature che non erano perfettamente a posto, ma nessuno se ne sarebbe mai reso conto.
-Lattice, crema, talco, plastica, collante...- enumerò Sidney abbassandosi su Isaac -Lei non può immaginare quali meraviglie si possono ottenere con questi artifizi. Comunque, il suo rimane un viso quanto mai ordinario, senza offesa naturalmente. Per diventare lei ho compiuto uno sfrozo tutto sommato di poco conto. Mi ha preso in contropiede tagliandosi la barba ieri, ma si è trattato di un imprevisto da poco. Le barbe finte sono molto semplici da applicare ma anche da togliere
Sidney sollevò Newman a sedere, appoggiandolo al divano. Quindi si accomodò a sua volta su una sedia di fronte a lui.
-Non male per mezz’ora di lavoro, non trova?
-Ho bisogno di un dottore
Newman fu costretto a sputare una boccata di bava rossastra.
-Temo che non sia possibile. Ma le ruberò un paio di minuti per spiegarle alcune cose. Per certi versi è giusto che lei sappia; sono un uomo che apprezza la tenacia, signor Newman, e lei ha dimostrato di essere meritevole di tali rivelazioni
Newman represse un altro colpo di tosse. -Come ha fatto a trovare le mie traccie?
-Vede, signor Newman, io tengo sempre d’occhio i miei collaboratori. Benché non siano comunque in grado di offrire informazioni particolarmente utili, visti gli esidui compiti che affido loro, tendo a mantenere un concetto di controllo assoluto per quanto riguarda i miei affari. Ragion per cui ho saputo subito del suo colloquio con Faith Meehan la quale, come mi sarei aspettato, non le ha rivelato nulla di veramente utile. Prima che lei potesse agire di nuovo su di lei ho predisposto affinché sembrasse che gli interessi bancari sul conto di Bobbie Jo si fossero misteriosamente esauriti, lasciando così che lei si costituisse per vendicarsi della sparizione del suo denaro da parte mia-
Sidney lo indicò -Chiamando lei, come avevo sperato, visto e considerato che Bobbie Jo sapeva del suo colloquio con la Meehan, e avrebbe chiesto a lei il modo di contattarla. Tutto per far uscire allo scoperto, signor Newman
-Perché proprio...Bobbie Jo?
boccheggiò Isaac.
La più indegna delle ragioni: pigrizia. Da un punto di vista geografico, Bobbie Jo era la più vicina a dove mi trovavo. Eppure, anche così sono stato costretto a guidare tutta la notte per arrivare qui in tempo. A proposito, nella Mercedes c’ero io, non Bobbie Jo. Ho capito immediatamente che lei era nascosto in quella Chrysler, a sorvegliare la casa
-Dov’è Bobbie Jo?
-Non ha importanza-
Tagliò corto Sidney, sorridendo sia per l’eccitazione della spiegazione sia per il conclamato trionfo sull’anziano giornalista -Tornando a noi, la sostanza corrosiva applicata sul serbatoio del Mariner L500 è acido cloridrico. Corrode l’alluminio in un tempo compreso tra le due e le quattro ore se riscaldato, in questo modo mi è stato possibile assicurarmi che l’apertura del serbatoio e la consecutiva esplosione sarebbe avvenuta solamente ad alta quota. D’altra parte, mi è bastato portare l’acido in un contenitore di plastica con tappo a spruzzo, per dosarne la quantità, così da poter passare senza insidie attraverso i sistemi di sicurezza dell’aereoporto
-Ma non poteva...riscaldare l’acido...a quell’altezza
-Si sbaglia, signor Newman. E’ bastato applicare al serbatoio una versione modificata di un piccolo generatore di calore con una calamita. Come nell’ultimo modello di accendisigari: non vi è alcuna fiamma, ma il calore fortissimo di una serpentina di platino, quasi invisibile. Pensi che può praticare una temperatura di addirittura ottocento gradi e non c’è freddo o vento che possa impedirglielo, nemmeno se si fosse inzuppato di carburante per aerei. Una trovata ingegnosa, non trova? Il carburante del jet è fuoriuscito quando l’acido ha corroso la lamiera di protezione, arrivando quindi al generatore di calore che aveva permesso la reazione dell’acido, una volta lì ha avuto un semplice contatto con la serpentina incandescente per provocarne la detonazione-
Sidney manifestava un certo autocompiacimento riepilogando la sua macabra macchinazione -Oltretutto non mi è nemmeno servito mascherare il generatore di calore. L’epoca di miniaturizzazione ove viviamo ha prodotto modelli tascabili che, anche se rilevati da un metal detector, vengono scambiati per comunissimi accendini
Isaac era senza parole. Si sforzava di sopportare il dolore lanciante al busto.
Sidney si alzò, scavalcò Newman e prese a vagare per il salone.
-Sono le menti inferiori che per raggiungere i loro scopi vanno alla ricerca di contorti scenari. Quelle superiori, al contrario, fanno riferimento esclusivamente a una cosa: la semplicità. Sono certo che, nelle sue ricerche, avrà appurato che tra Faith Meehan, Bobbie Jo Sawyer e comunque tutti gli altri miei complici vi era un denominatore comune: tutti quanti, senza esclusione alcuna, erano poveri relitti alla ricerca di una speranza, di una mano tesa. Con me, l’hanno trovata. E anche tutti gli altri hanno trovato qualcosa. L’FBI ha trovato finalmente un caso palpabile per la propria reputazione, il governo finge di malsopportare le sciagure come quella del Mariner L500, ma in realtà fa tutto parte di un processo meglio noto come “Shock-Economy”, ma presumo che lei già conosca i canoni del trarre profitto dalle disgrazie. Quelli della sua categoria, invece, signor Newman, hanno avuto la possibilità di scrivere le loro storielle strappalacrime. Tutti hanno vinto. Me compreso
Per un momento, Isaac ebbe la sensazione che quell’uomo si sarebbe inchinato per il suo pubblico fantasma.
-Grazie all’immenso patrimonio ricevuto dal defunto Eugene Meehan, ho potuto reindirizzare i conti della sua multinazionale, facendo scorrere gli indici di Dow Jones alle stelle, permettendo così agli interessi cumulativi di ricavare un’immensa fortuna, laddove doveva esserci una perdita. Il mercato azionario ha subito un forte colpo per questo, con la morte dell’azienda Meehan, ma sono fattori comuni nell’economia azionaria a giorno d’oggi. Si riprenderanno ben presto dalla perdita e sapranno ricavarne un nuovo profitto
-E ha fatto...tutto questo da solo?
Mormorò il giornalista, ormai sfinito.
Il tono di Sidney fu tagliente -Io non ho bisogno di nessun altro. Gli esseri umani sono infinitamente fallaci, completamente inaffidabili. La scienza è assoluta. Se le premesse sono corrette, dati A e B si può solo e solamente avere C. E’ piuttosto raro che succede quando è coinvolto l’elemento umano
Isaac tossì ancora. Il suo campo visivo stava distorcendosi, offuscandosi -Come...come ha fatto a penetrare...
Sidney esibì un largo sorriso. -Credevo di averglielo già detto, signor Newman. La collaborazione di Bobbie Jo Sawyer, in questa parte dell’operazione mi è stata necessaria. Mi feci assumere come tecnico nella società incaricata della manutenzione degli aerei. Avevo ottime referenze, grazie alla professionalità della signorina Sawyer nel procurarmele, così non vi furono problemi. E a chi vuole che interessi il piccolo, goffo topo di officina elettromeccanica? Ero come l’uomo invisibile. Ma anche dotato di accesso completo e totale alle macchine- Sidney si concesse una risata. -I tecnici. Sono loro il vero futuro di questo mondo. Dovrebbero essere la più rispettata delle categorie. I tecnici controllano i sistemi che controllano i flussi dell’informazione. Per questo è di loro che io mi servo per ottenere i miei scopi. I capi? I leader? Patetici e inutili incompetenti, datemi una generazione di formiche operaie e io vi solleverò il mondo!
Sidney tornò verso Isaac, cominciando a indossare un paio di guanti di gomma. Nello strisciare contro la ferita alla mano, celò una smorfia di dolore.
-Questo è tutto signor Newman. Ma si consoli, quando avrò finito con lei, mi occuperò anche di Faith Meehan
Perché cazzo non ti ho dato retta Faith?, pensò Isaac.
-L’FBI arriverà dove sono arrivato io. Ti beccheranno brutto bastardo e tu finirai in prigione fino alla fine dei tuoi giorni! urlò Isaac, con tutta la forza che gli rimaneva.
-Tentare di mettermi paura a questo punto degli eventi è inutile, singor Newman, oltre che incredibilmente infantile disse Sidney con noncuranza, quasi biasimandolo. Le sue mani si avvicinarono ai lati della faccia di Isaac come tentacoli.
-Ti faranno a pezzi, brutto stronzo! Ti taglieranno i coglioni con un trinciapolli!
Isaac tentò istintivamente di ritrarsi. Ma era troppo debole, esauso.
-Grazie per avermi fornito la sua opinione, signor Newman
Con un gesto bruscò, Sidney afferrò la testa dell’uomo torcendogliela violentemente. Le vertebre del collo di Isaac si spezzarono come bacchette di vetro colpite da una martellata.
Trasportato il cadavere in garage, Sidney fece toccare alle dita di Isaac le maniglie, il volante e il cruscotto della Mercedes, e infine l’impugnatura della Glock con la quale Bobbie Jo Sawyer era stata assassinata a sangue freddo. Quindi caricò il corpo sulla Mercedes, tornò in casa e raccolse la valigetta e il registratore ancora acceso di Isaac. In pochi minuti, lasciò la villa alla guida dell’auto.
Il cadavere di Isaac Newman viaggiò a lungo nel baule della Mercedes. L’unica breve sosta ebbe luogo sul ciglio di un’elegante strada di McLean, dove Sidney lanciò l’arma in mezzo a degli arbusti. Più tardi, al calar della notte, il cadavere di Isaac Newman avrebbe trovato la sua estrema dimora in un inceneritore di rifiuti.
Sidney alla guida si sentiva stranamente soddisfatto.
Le ultime parole per intimorirlo pronunciate da Isaac erano state un fallimento. Nessuno poteva più seguire le sue traccie.
Ogni falla era stata arginata.
 
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