Era una giornata particolarmente afosa, e per le strade giovani infanti si rincorrevano ridacchiando spensierati, senza rivolgere la minima attenzione ai problemi che li avrebbero afflitti in un futuro neanche troppo lontano; la fontanella di marmo, disposta al centro del piazzale era diventata una piscina comune, accogliendo tra le sue fresche acque giovini seminudi in cerca di sollievo.
Il vuoto che Lord Arthur aveva nello stomaco cominciò a farsi sentire, stuzzicato dal dolce aroma del pane appena sfornato che percorreva l’aria;
-Aimè, devo trovare un lavoro!Questo pensiero lo inorridiva; tutto quello che aveva avuto fino a pochi giorni prima, era sparito in un soffio, In una linea di inchiostro che tracciava orizzontalmente il suo nome sul testamento del padre. Il suo incubo peggiore si era orribilmente avverato: era stato diseredato.
Era solo, senza soldi e senza amici; non sapeva come agire abbandonato nella vorace bocca della vita al di fuori della corte, dove aveva vissuto sino ad allora.
Doveva trovare un lavoro… bah, non riusciva a dire quella parola, il solo pronunciarlo era come una lama rovente sulla sua lingua.
Ma se voleva mangiare, doveva farlo; doveva trovare qualcosa adatto a lui… qualcosa che non avrebbe costretto la sua persona ad abbassarsi più di tanto nell’orgoglio.
Le possibilità erano molte: aiuto fabbro, garzone di bottega, taverniere … niente era degno però della sua attenzione.
Quanta nostalgia della vecchia vita: giornate passate a cavalcare nelle sue terre in compagnia di donzelle di buona famiglia, e “fedeli” amici di caccia; dov’erano ora quegli amici? Evaporati nell’aria, scomparsi alla notizia del diseredo come neve durante una soleggiata giornata in pieno Luglio.
Ogni fine settimana vi erano feste sfarzose, organizzate negli ampi saloni del palazzo Van Heusen…
Maledì i suoi ricordi che nel frattempo provocarono in lui frustrazione e livore, stuzzicati anche dai malcelati morsi della fame.
Anche se non possedeva più liquidi bancari ne terreni sotto il suo feudo, era pur sempre un “Lord”, e come tale voleva apparire agli occhi dei popolani che, almeno loro, dimostrarono rispetto verso l’alta carica presieduta del ragazzo.
Passeggiava fiero, colpendo con forza il pavé della strada con la punta consumata del bastone; il Tight grigio fungeva da maschera, una costosa maschera che oscurava la sua vergognosa situazione.
Sul ciglio della strada era seduto un
clochard, avvolto da una sozza coperta in tessuto grezzo; la carnagione era di uno strano colorito malsano, e anche l’odore non ispirava buona salute. Cambiò strada, tentando di evitare qualsiasi contatto con gente del genere…da poco aveva imparato a non fidarsi, e lo aveva imparato sulla sua pelle, pelle che ancora portava i segni di un terribile incubo.
Immerso in confusi pensieri, Arthur si soffermò davanti una vetrina scura a cui era appeso un cartello a grossi caratteri sbiaditi:
“CERCANSI ASPIRANTE TIPOGRAFO”
Sopra la porta del locale, vi era una scritta incisa su una tavola in legno massiccio:
“Tipografia Stallen & Fratelli”