.Era mattina. Una carina e simpatica mattina di primavera. Fuori, però non si sentiva alcun rumore di fringuello o di rondine. No. Nelle stradine di Star City, come ogni mattina, rumori, odori, pervadevano tutto il labirinto di viicoli attorno a quel sobborgo. Infatti, il mercato era in atto già dalle prime luci della mattinata. Urla e profumi troppo forti per qualsiasi persona fecero svegliare dolcemente un ragazzo temuto da tutto il borgo e che abitava in una squallida casetta dei bassifondi di Star City. Questi si alzò e si vestì molto velocemente. Alto.. basso.. gira.. strozza. rimenbrava mentre faceva il solito nodo perennemente fatto male. Camicia, come al solito sbottonata del tutto e un'apparentemente nuova giacca nera. Si guardò nello specchio più del dovuto: strano per un tipo come lui. Il povero letto ancora era tutto in disordine quando prese la katana, se la allacciò con quel magnifico laccio di seta rosso e uscì da quela stanza. La casa era un monolocale, soltanto che Merry fece, anni fa, con del legno che i "duchi", così chiamava lui i Nobili di Star City, avevano rifiutato, un soppalco dove mise un vecchio letto ed una specchiera rotta. Scendendo le scale, come ogni vota, tre alla volta, gli ultimi sei li saltò tutti assieme, atterrando perfettemente a terra con le mani ben riposte in tasca. Il piano terra, invece era grezzo, i muri di mattoni era ricoperti da un solo strato di mattonelle di cotto marrone che dava alla stanza, assieme al legno scuro del soppalco, un'aspetto da shalè di montagna. Un vecchio Juke Box, ad un angolo, attirava subito l'attenzione di chi entrava. Nel muro di fronte l'entrata, sotto il soppalco una scura scrivania ed una sedia stavano soli ad adornare la parete. Passando affianco al vecchio riproduttore di musica, diede un colpo di fianco, in basso, e questo si accese ed intonò perfettamente la canzone Taylor di Jack Johnson: un giovane figlio di "Duchi" che si è dato alla musica ed è scappato da Star City. Da anni questo ragazzo era diventato un po' il simbolo dei poveri e scoraggiati abitanti del sobborgo di una città ricca, troppo ricca. Gironzolando un po' per il largo, ma vuoto locale, Merry sistemava, poco a poco tutto quello che da tanti anni aveva accumulato come "cose da fare". Ma cos'era tutto questo tormento? Come mai c'era tutta questa eccitazione in lui? Guardandolo negli occhi non si deduceva assolutamente niente, ma dal comportamento, qualche sciocco, avrebbe potuto dedurre che stesse aspettando qualcuno di importante che l'avrebbe fatto uscire una volta per tutte da quel posto. Finalmente, dopo tanti giri attorno le quattro mura della casa, si fermò. Si sedette a testa bassa nella sedia della scrivania, e mettendo i piedi su quest'ultima, fece un breve sospiro.
Passarono pochissimi minuti che tre colpi alla porta riportarono dal mondo dei sogni il ragazzo.
Chi cerchi?
urlò calmo dal fondo della stanza verso la povera e malridotta porta di vecchio legno.
S-sono io. Giok.
disse a bassa voce una vocina da dietro la porta mentre la spingeva e si faceva avanti. Da quella entrata infatti entrò, oltre a molta luce che invase la stanza con una sola finestra ed una porta, un bambino. Questo poteva avere una decina di anni e i vestiti sporchi e poco bene trattati, facevano intuire vivamente che veniva dal quartiere povero di star City.
Ciao. Spero che hai sentito la notizia.
continuò sorridendo felice il ragazzino. A poco a poco questo si avvicinava sempre di più al centro della stanza. Intanto Merry, sempre con il capo basso emice un suono come per dire:
Ovvio.
E non sei felice? ribattè quello inarcando anrcora di più il suo sorriso.
A quelle parole Merry si alzò con calma dalla sedia e si avvicinò al ragazzo, tenendo una mano sul manico della Katana. Si geruflesse davanti quello e gli sussurrò faccia a faccia:
Vai a casa ora.
A quelle parole Merry fece un sorriso che convinse e soddisfò il ragazzo che ridendo a bassa voce uscì dalla stanza. Però, qundo arrivò davanti la porta, si girò verso Merry che dal centro della stanza lo guardava, e gli lanciò un sorriso, e subito uscì. La porta si chiuse senza fare alcun rumore e Merry, ancora pensieroso, si andò a sedere di nuovo comodamente nel suo posto, aspettando il Destino che bussasse alla sua porta.